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La Periferia con le sue storie, le idee, i pensieri e le immagini di un luogo dove non succede mai niente.

...inoltre: cinema, fotografia, cultura e altre cose che mi passano per la mente.

mercoledì 30 novembre 2011

Inside Job


















Inside Job è un documentario di Charles Ferguson, che tenta di fare luce sulla crisi americana del 2008.
Nonostante sia un evento relativamente recente, al cinema la crisi dei subprime è già stata affrontata da Michael Moore con il suo documentario Capitalism: A Love Story e da Oliver Stone con Wall Street - Il denaro non dorme mai

Mentre gli altri prendevano spunto dalla crisi per parlare di altro, Charles Ferguson va in profondità e con piglio didattico decide di spiegare al pubblico cosa è veramente successo, come è stato possibile e cosa ne pensano i diretti interessati.  Un'opera attuale e doverosa nei confronti di tutti quei cittadini "normali" vittime di un sistema che prende ma non restituisce.
Un documentario economico-finanziario, 2 ore di spiegazioni e interviste nel mondo dell'alta finanza fra prestiti subprime, credit default swap e titoli derivati, per capire e incazzarsi con il mondo della finanza e le sue regole, quelle che ora stanno mettendo in crisi l'Europa.

Prima di questo documentario credevo nelle agenzie di rating e mi fidavo pienamente di Mario Monti.
Adesso ho cambiato idea. Sulle agenzie di rating basterebbe dire che davano la tripla A ai mutui sub-prime fino a 2 mesi prima del crack. Quella tripla A che vorrebbero levare a stati come la Francia.
Su Monti, mi fido, ma con tantissime remore. A vedere cosa hanno fatto ex-banchieri nell'amministrazione americana degli ultimi 20 anni c'è da preoccuparsi.

In definitiva Inside Job è un film da non perdere che nonostante la difficoltà della missione, riesce ad appassionare e tenere lo spettatore incollato alla poltrona.
Unica nota: necessita di forte attenzione e la testa ben sveglia.

lunedì 28 novembre 2011

giovedì 24 novembre 2011

Misteri: Yahoo! Answer















Alle volte presi da dubbi amletici che rovinano la nostra esistenza, vaghiamo per il web in cerca di risposte.

Meglio Blogger o Wordpress? 
Come diventare registi?
Conoscete titoli di film ambientati nel medioevo?
Canon o Nikon?
Dovo lo trovo il film hard di Belen?

Yahoo! Answer è sempre lì, in cima alla lista con un argomento uguale o simile a placare parte dei nostri dubbi. Fortuna c'è chi si rivolge alla rete per ogni tipo di questione. Fortuna che c'è gente che ha voglia di rispondere a queste domande, talvolta inutili.
Mi meraviglio tutte le volte che vedo cumuli di risposte, alcune anche ben argomentate, a quesiti del tutto improbabili o pazzoidi.

Ma chi glielo fa fare?
A quanto pare il sistema del punteggio. Alle migliori risposte vengono dati un tot di punti e grazie a questo gli utenti accumulano punteggio.

Ce lo siamo chiesti tutti:
A CHE SERVONO QUEI DANNATI PUNTI DI YAHOO! ANSWER ?

Io l'ho chiesto direttamente al sito di Yahoo! e ho trovato questa risposta:

..I punti ti aiuteranno a costruirti la tua reputazione su Yahoo! Answers e mostrare al mondo intero le tue capacità. ...I punti consentono alla comunità di comprendere quanto sei stato attivo e utile e ti forniscono un altro pretesto per vantarti con i tuoi amici.

Un pretesto per vantarti con i tuoi amici?
Ma perché ci sono persone che si vantano di questo? C'è un mondo parallelo dove quelli che in cima alla classifica di Yahoo! trombano come ricci?

Queste e altre risposte nella prossima puntata. 
Arrivederci dal vostro Roberto Watanabe Giacobbo.




lunedì 21 novembre 2011

Periferia XIX - Deliri da Bar

Battute o stralci di dialoghi che mi è capitato di sentire o assistere. Quando uomini alla deriva dispensano perle di saggezza diffusa.














Il sarcastico - Io tranquillo in vena di discorsi (caffè e acqua), lui alticcio-allegro (Vodka-Tonic).
Io- Ho visto Lanterna Verde, faceva un po' schifo. Molto meglio Thor.
Lui- Chi? Ma che ragioni?
Io- Sono film di supereroi.
Lui (guardando il suo bicchiere)- Ah... il mio supereroe preferito è il SUPERALCOLICO.

Tossici  - Uno con il vino, l'altro con la tazza e la teiera. Fra di loro.
- Ma che bevi?
- ...
- Il teino? Non siamo mica sull'Oriente Express qui.

Ritratto sociale - Succede che: Luca ubriaco regala inconsapevolemente un pacchetto di marlboro rosse pieno a due ragazze. Brutte tra l'altro. Mezz'ora dopo Luca cerca le sue sigarette. Carlo gli fa giustamente notare che l'ha date alle tipe e che sono andate in un locale lì vicino a ballare.
Luca- Bastarde, mi hanno fottuto le sigarette.
Carlo- Ehm... no davvero, gliele hai regalate.
Luca- Ma che dici?
Io- Si è andata così. Facevi lo splendido e gli hai detto di tenersele.
Luca- Vabbè. Me le vado a riprendere.
Carlo- Se ci vai ti pago.
Luca- Quanto mi dai?
Carlo- Tanto non ci vai.
Luca- Ci vado. Quanto mi dai?
Carlo- No lascia stare, lo sai che è un periodaccio.


giovedì 17 novembre 2011

Game of Thrones - Il Trono di Spade


















E' appena iniziata su Sky, ed è stata annunciata come la serie evento dell'anno.
Tratta dai libri di George R. R. Martin, e precisamente dal primo dei romanzi fiume A Games of Thrones.

Non conoscevo la saga delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, e non sapevo niente di questo serial. Ammetto di essere stato scettico quando mi hanno invitato a vederla. Pensavo:
La solita serie Fantasy da due spiccioli, che cavalca l'onda del successo de Il Signore degli Anelli, per interessare solo un manipolo di appassionati.

E invece...
E' veramente uno dei migliori Serial visti da queste parti. Grossa produzione con particolare attenzione alle scenografie e l'interpretazione. Anche la fotografia del nostro Marco Pontecorvo (figlio di Gillo) non è per niente male.
L'inizio è lo scoglio più duro da superare; entrano in scena una marea di personaggi con altrettanti legami e parentele, diventa difficile orientarsi in questa folla di Lord e barbari smistati in altrettanti luoghi. Ma con un po' di fede e attenzione, una volta entrati nella trama non se ne esce più. Intrighi di palazzo, luoghi mistici e belle donzelle mezze nude non vi annoieranno mai, e alla fine ne vorrete ancora.

Il Trono di Spade è un serial affascinante e ben realizzato. Non perdetelo ed entrate anche voi in fissa...
Aprile 2012 -> inizio seconda stagione. E' ancora lunga.

martedì 15 novembre 2011

Crazy, Stupid, Love


















Registi con grande verve e particolare attitudine per la commedia ironica e imprevedibile. Questo Crazy, Stupid, Love è scorrevole, si lascia vedere e strappa qualche risata. Ma a differenza del suo precedessore è incanalato verso i canoni classici della love comedy con un'inevitabile finale melenso che rovina l'intera visione.

Se dovessi dare una definizione di questo film, provocatoriamente direi che è un Cinepanettone USA. Esatto, e la differenza che corre fra questo film e uno a caso dei nostri Boldi e De Sica, sta tutto in una sceneggiatura minimamente curata e degli attori che fanno la differenza.
Crazy, Stupid, Love ha un intreccio che sfiora il ridicolo. Sesso con una pazza, un playboy che si scopre innamorato, una ragazza che lascia il suo patetico ragazzo, lezioni per rimorchiare, un 13enne innamorato della sua babysitter 17enne, la babysitter innamorata di un uomo più grande, foto osè e dichiarazioni d'amore. Una serie di personaggi che verso la fine si ritrova per caso nel solito luogo, con le facce stupefatte e vergogna, con l'immancabile rissetta fra maschi. 
Un intreccio simile alle avventure dei cinepanettoni italiani, con sesso inconsapevole e scambi di persona.

Nonostante questo, il film ha ritmo e personaggi ben calibrati. Alcuni momenti sono veramente riusciti e gli attori sono curiosamente a loro agio in questa commedia di amore e corna. 
Steve Carrel, Julianne Moore, Ryan Gosling, Emma Stone, Kevin Bacon e una inusuale Marisa Tomei, vi portano a spasso per quasi due ore in una girandola di relazioni senza mai annoiare. 

Non è nulla di speciale, ma può risolvere una serata.


venerdì 11 novembre 2011

Periferia XVIII - Una volta













Ci sono passato davanti un milione di volte, oggi l'ho fotografato nella paura del giorno in cui sparirà.
E' il ricordo di un'Italia che non c'è più, di un'epoca finita tanti anni fa, ma che ho avuto la fortuna di sfiorare nella mia infanzia quando ormai stava per sparire.
Ah, se non l'avete ancora capito è una stalla per maiali.

Quando ero piccolo non era l'unica nella zona, altre famiglie ne avevano una nelle immediate vicinanze della casa. Generalmente c'erano due maiali, alle volte anche uno solo, e gli davano da mangiare attraverso le mangiatoie che spuntavano dall'esterno.
Ammetto di aver sempre avuto una paura infernale di questa stalla. Un luogo angusto, buio e con quei maiali sporchi a far casino. Mi avvicinavo mal volentieri, perché ogni tanto mettevano il muso fuori in cerca di cibo e mi facevano saltare dalla paura.
Con il tempo i maiali sono spariti e la stalla è rimasta lì abbandonata, rattoppata alla bene meglio. Nessuno ci fa più caso. Inutile riconvertirla, così in mezzo al nulla non è di grande utilità. Per me questo rudere malconcio ha un fascino particolare, ci sono affezionato e mi riporta alla luce tanti ricordi.

Dalle mie parti il piccolo contado era molto attivo, in tanti avevano un campo dove coltivavano alcune varietà di verdure e per la gran parte Granturco. Ancora oggi attraversando il paese dove vivo, si passa in mezzo a svariati campi coltivati a Mais. Una volta un'amica di fuori mi disse: ma che ci fate con tutte queste pannocchie? 
In effetti il perché delle pannocchie non l'ho mai ben capito. Di fatto che ci sono sempre state e continuano a essere coltivate.

Tornando alla stalla, adiacente ad essa c'è una piccola strada che percorrevo più volte al giorno in bicicletta. La strada sbucava in una corte per poi proseguire in campagna. Usava stendere tutto questo Granturco a essiccare davanti le case. Io di questi momenti, paradossalmente, ricordo le mie ginocchia sbucciate piene di sangue.
Non ti avvisavano quando c'era, e su quel cazzo di Granturco steso in bici perdevo aderenza e cadevo puntualmente, mandando all'aria tutto.
Non si sono mai arrabbiati, eppure succedeva ogni volta! Ripensandoci, non è che fosse proprio legale occupare una via di passaggio, se pur davanti casa loro, con una distesa del genere.

Non c'è un vero perché di questo post, o una morale. Mi è presa così, un picco di nostalgia.

giovedì 10 novembre 2011

Dove esce I PRIMI DELLA LISTA

Accontento tutti quei visitatori che finiscono in questo blog effettuando la suddetta ricerca.
Oggi la pagina fb del film ha diramato la lista delle sale. Eccole:

ANCONA, Italia
BARI, Il Piccolo
BOLOGNA, Europacinema
CAGLIARI, Greenwich
FIRENZE, UCI Firenze, UCI Campi Bisenzio
LIVORNO, Grande
PISA, Isola Verde
PONTEDERA, Cineplex
GENOVA, Sivori
MILANO, Centrale
NAPOLI, Modernissimo
PALERMO, Aurora
ROMA, Fiamma, Greenwich, Nuovo Cinema Aquila, UCI Fiumicino
TORINO, Fratelli Marx, UCI Moncalieri  

(per la cronaca pochissime)


Vi riporto infine alcuni estratti da recensioni varie.

Travolgente (...) sospeso sapientemente tra indulgenza amorevole verso gli ultimi residui di un’ingenuità ”contro” che ancora sopravviveva agli ottimistici anni 60, e implacabile riduzione a farsa grottesca di una stagione di velleitarismo rivoluzionario che avrebbe provocato danni gravissimi al futuro italiano
Dagostini - Repubblica



Divertente e “genuinamente grottesco”, I primi della lista è una delle cose migliori viste al festival finora. Ridere di gusto per riflettere sull’ieri e sull’oggi, sui movimenti e le loro contraddizioni, sull’anelito alla fuga e la necessità di affrontare la realtà. 
Greco - Paese Sera


riuscitissimo esordio alla regia ...
e la precisione l'umorismo la sottile pietas con cui ricostruisce il cilma le ossessioni di quell'epoca la dicono molto più lunga su quel periodo di tanti film ingessati e seriosi su quegli anni...
Ferzetti - Messaggero


atipico nell'attuale commedificio italiano, divertente ma non sciocco, che stuzzica la nostalgia senza sprofondarvi dentro
Anselmi - Riformista


Applausi scroscianti per tutti
Catalli - Panorama


Un piccolo gioiello cinematografico. In un crescendo di assurdo e malinconico affetto per approdare ad un finale alla American Graffiti di sottile malinconia. Sempre con leggerezza poesia e intelligenza.
Lusardi - Ciak


Una tragedia? Una farsa? Una denuncia politica? Ripercorrendo con simpatia e partecipazione emotiva quei fatti Johnson riesce dove in molti non avevano nemmeno provato: cercare di sorridere di un periodo dove ironia e allegria erano risolutamente fuori legge. Ma senza buttare tutto in farsa, piuttosto cercando di far capire la complicazione mentale, se non proprio la confusione in cui si trovavano molti giovani.  

La sorpresa delle ultimissime scene è la dimostrazione dell'onestà e della sincerità con cui regista e attori hanno raccontato quei giorni. Talmente veri da sembrare mitici.
Mereghetti - Corriere Della Sera


Roan Johnson è un italianissimo regista trentasettenne che ha firmato un vero gioiellino, uno di quei sei-sette film italiani della stagione (di solito, non sono di più) che vanno assolutamente visti. 
Dal Tosco - La Voce

mercoledì 9 novembre 2011

17 anni dopo

Il 17 porta sfortuna anche Berlusconi.
Oggi i giornali paventano il fallimento, con una borsa impazzita e uno spread che ci porta a livelli di alto rischio. E' allarme rosso. Se continua così l'Italia finisce peggio della Grecia e al pari dell'Argentina.

Esatto proprio noi, quelli che riempiono i ristoranti e hanno in tasca l'Iphone. L'economia italiana non è così malata, non vola ma non decresce, siamo più poveri di prima ma non siamo veramente Poveri. Purtroppo però siamo in balia della finanza e ci tocca ballare, con un governo e il suo gran cerimoniere che non sembrano sapere i passi giusti.

Da 17 anni Silvio Berlusconi caratterizza la politica italiana, da 17 anni scaglia colpe a destra (poche) e a sinistra (tante) eleggendosi a unica guida possibile verso la salvezza, da 17 anni la sua figura ingombrante ha ingolfato qualsiasi dibattito politico e qualche speranza di cambiamento.
La destra parlava bene di Berlusconi, la sinistra parlava male di Berlusconi. Sempre di lui si parlava. Adesso qualcosa è cambiato, il suo sorriso non funziona più e la sua uscita di scena è alle porte.

Ha vinto per quasi 17 anni in elezioni democratiche. Gran parte del popolo italiano lo ha sostenuto e votato in ogni situazione. Ora tutti i sostenitori sono spariti, su facebook c'è solo un grande coro: vattene!
Eppure 3 cittadini su 5 lo hanno votato.
I primi perdenti siamo noi, incapaci di cambiare le cose quando serve e buoni solo a lamentarsi dopo.
L'Italia ha bisogno di una bel bagno di umiltà.

lunedì 7 novembre 2011

Faust - La rece che non ti aspetti

Leggo una rece del FAUST di Sokurov su Il Fatto Quotidiano è di Elisabetta Battistini. Rimango sconcertato.
Mi dicono non è nuova a queste recensioni.
Per me segna sicuramente una vetta nel panorama cine-giornalistico italiano. Attenzione: il problema non è che E.Battistini stronca il film, il problema è quello che dice e gli esempi che porta.
Alla fine ero quasi incredulo. Ho paura che lo stile de i400calci si stia diffondendo anche sulla carta stampata. Con la differenza che loro questi film non li recensiscono proprio.

Comunque, a voi la rece dell'anno. 


Faust, il grande sonno della sala

Ettolitri d’inchiostro magnificano il capolavoro. Cinque palline, sette stelline, dieci decimi. E chissà se è una svista: sarà il tempo a stabilire se il Faust di Alexandr Sokurov sia davvero un film imprescindibile.

Al momento però si può fare una modesta proposta: assieme al tasso di capolavorosità, bisognerebbe mettere in calce alle recensioni dei giornali il tasso di noia. Serenamente, laicamente. Ad Antonioni, ad esempio, non sarebbe andata bene. Neppure a Bergman. E Dreyer (intoccabile, sia chiaro, ma sconsigliato a chi arriva stanco la sera)?!

Allora, va detto: di fronte al Leone d’Oro 2011 alcuni in sala dormivano. Tutti sbadigliavano. Con contrappunto soave nel contagio: prima tu, poi io, poi il vicino. Ecco, allora, che il Faust di Sokurov, nella nuova legenda – fondamentale per la salute pubblica e del pubblico – guadagnerebbe dieci palle. Una per sbadiglio, se va bene.

Intendiamoci: noiosissimi possono risultare anche i Cinepanettoni o l’ultimo Zalone. Per il semplice fatto che, visti i provini – dove le poche battute buone fanno da esca – il film è già finito. Ma che il diavolo vi colga se vi divertite a vedere il Faust. Del resto, come si racconta in Amadeus, l’Imperatore Giuseppe II decideva la tenuta di un’opera sulla base degli sbadigli – al terzo pare che l’opera avesse di fronte a sè una manciata di repliche – e decise che Le nozze di Figaro erano tediose. Che dire? Erano anche un capolavoro.

L’Imperatore aveva però forse intuito che il mercato, un giorno, avrebbe avuto la sua parte? Gliincassi del film di Sokurov (che chiude la sua magnifica tetralogia del potere con un film complessivamente meno bello degli altri tre) arrivano a poco più di 70 mila euro in 9 giorni. Il film assoluto, il cinema-mondo tratto (liberamente) dall’opera di Goethe non attira. Mentre, per esempio, un film – difficile, bello ma fruibile – come A dangerous method di Cronenberg ha incassato oltre 2 milioni di euro in 5 settimane. O dobbiamo scomodare Kubrick, per dire che si possono fare capolavori senza indurre alla narcolessia?

Nonostante gli ettolitri d’inchiostro per dirci quanto sia incredibile questo Faust, nonostante la fotografia immensa del film, nonostante il regista metta in scena quadri degni di Dürer, Bosch, Bruegel, nonostante alcune scene siano risolte con maestria rara (quella del doppio dialogo tra Faust e Greta, e di sua madre con il Diavolo), nonostante geniali inserti horror, nonostante il film sia deciso nella scelta di fondo di trasudare morte e putrescenza da ogni poro, nonostante tutto, il grande sonno avanza.

Al Faust il Giornale ha affibbiato come voto un bel 2 proprio per eccesso di sbadiglio. Ecco, 2 non tiene conto dei pregi artistici. Ma rende l’atmosfera. Faust non è un brutto film: tesi insostenibile. Ma molte idee registiche interessanti non per forza fanno un capolavoro né soprattutto un film coinvolgente. Mentre il protagonista, nel suo monologo interiore, straparla di anima, senso e legge il principio (era il Verbo) della Bibbia, mentre al Festival di Venezia scattano i leggendari “dieci minuti d’applausi”, in sala si russa.

E allora una domanda, cinefila, va fatta: non è che il 2011 sia stato il trionfo, a Cannes e Venezia, dei soliti str… anzichè dei venerati maestri? Malick con L’albero della vita realizza un film che pare Quark riletto da Suor Germana, Sokurov il film meno compatto della sua indimenticabile quadrilogia. Ma i due ormai per i Festival sono già nell’Olimpo. Edizioni del passato, invece, avevano incoronato coraggiosamente le giovani promesse. Esempi? Palma d’Oro al 26 enne esordiente Soderbergh per Sesso, bugie e videotape (1989). O quella, nel 1994, a Pulp Fiction di Tarantino. Che non ha mai fatto dormire nessuno.

Ecco, i festival lanciano o consolidano autori. Ovvero prodotti. Ma come si crea e vende un autore? Perchè Bela Tarr – temutissimo regista ungherese, autore di film splendidi e pallosissimi – è meno conosciuto di Sokurov? Ha meno addentellati là “ove si puote ciò che si vuole”? Ha un carattere peggiore? Vallo a sapere. Ma povero Tarr: Turin Horse è un gran bel film e fa dormire quanto Sokurov.

Infine, se i film sono prodotti come i loro registi, il Faust andrebbe venduto (anche) in farmacia. Mica è un’offesa: bisogna solo capire se comperarlo in sala o farselo prescrivere dal medico. Per dormire, ovviamente.

Il Fatto Quotidiano, 6 novembre 2011   

Qui l'articolo originale

sabato 5 novembre 2011

Succede che: I Primi Della Lista

"Se succede, noi siamo i primi della lista"



















Il prossimo venerdì esce I PRIMI DELLA LISTA (11 novembre). Non avrà una distribuzione alla "Checco Zalone" ma uscirà almeno nelle grandi città e qualche provincia.
Succede che conosco Roan Johnson, una persona splendida piena di idee, e ho avuto la fortuna di dare anche io un piccolissimo contributo. Succede che dopo una lunga lavorazione e un mezzo miracolo produttivo il film è stato presentato al Festival di Roma la scorsa domenica. Succede che Roan si è presentato in giacca e maglietta di Banksy pieno di stile e tanta emozione. Insieme a lui il cast dove spicca un Claudio Santamaria in grande forma.
















Succede poi che incroci le dita e va dannatamente bene. Tanti applausi, e il giorno dopo belle recensioni e un'accoglienza iper-positiva su tutti i media. Succede poi che Francesco Turbanti alla prima esperienza cinematografica, vince la Menzione Speciale del premio L.A.R.A. per la sua interpretazione. Tutto dannatamente grandioso. 
Ora si attende il battesimo del fuoco nelle sale, con il pubblico italiano che generalmente massacra questo genere di film. Un grande risultato ripagherebbe tutto il lavoro di Roan e la sua troupe.
Non succederà mai, lo so, ma se succede... sarà anche merito vostro. Basta solo andare al cinema e godersi lo spettacolo.
Andate a vedere I PRIMI DELLA LISTA.

Il trailer:
















Qui trovate la pagina FB del film.
Infine un simpatico backstage canoro.