LA LITURGIA DELL'IMMAGINE
Voglio spendere anche io due parole su The Tree of Life il nuovo film di Terrence Malick, fresco vincitore della Palma d'oro come miglior film al festival di Cannes.
Sarò breve, anche perchè sulla rete potete trovare mille e più recensioni, e ognuna di esse non basterà a schiarirvi le idee su questo film. Servirebbe un libro. Se invece avete il dubbio se andare oppure no al cinema, ve lo tolgo immediatamente. Andate e di corsa.
Da un punto di vista di pura estetica dell'immagine cinematografica, The Tree of Life è il miglior film della storia del cinema. Ho visto Kubrick, Chaplin, Welles, Fellini, Kitano, Coppola e tanti altri, ma la bellezza visiva delle inquadrature di questo film sono qualcosa di mai visto. Pura droga per gli occhi, e la sensazione di essere di fronte a qualcosa di divino nella semplice rappresentazione del mondo e le sue svariate forme, è forte e ben chiara nelle intenzioni del regista. Però un film purtroppo non può essere sola immagine, deve avere altro dentro di se, e Malick non è riuscito a concentrare al meglio in quelle due ore e venti il suo grande patrimonio di immagini, filosofia e storia. Più che un film sembra una grande messa visiva, una vera e propria liturgia dell'immagine, che celebra l'esistenza umana attraverso il big bang e il nucleo affettivo di una famiglia americana negli anni '50.
Un film imperfetto, figlio di una visione estrema e straripante, un progetto accarezzato da tempo su uno dei temi cardine della storia umana quale il mistero della vita. The Tree of Life rimane un film incommensurabile, una di quelle opere "oltre", dove non riesce a pensare come un film del genere possa essere stato scritto, girato e soprattutto prodotto. Una visione estrema, ridondante e fredda in alcuni punti, non il capolavoro del regista ma sicuramente il suo film più ambizioso e mal riuscito, consapevoli che se fosse perfetto sarebbe sicuramente il migliore di sempre.
2 commenti:
concordo
grandiosa collezione di immagini (dalle meduse all'aurora boreale) e di bella musica (soprattutto romantica: Berlioz, Smetana, Grieg ecc)
quando i personaggi aprono bocca, purtroppo, si scende di uno o più gradini
Malick è come Antonioni: fa parlare le immagini
quanto alla domanda teologica (perché, Signore, permetti il male?) la RISPOSTA è quella del Libro di Giobbe (citato più volte): PERCHE' SI'
è l'opinione cheho avuto anch'io e che per una volta vedo essere tutti d'accordo. Visivamente un capolavoro unico, ma il contenuto, le emozioni, quelle latitano
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