Il senso della vita in una generazione destinata alla morte.
Tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore anglo-nipponico Kazuo Ishiguro, il film di Mark Romanek racconta con un lungo flashback la storia di Kathy, Tommy e Ruth, nati in Inghilterra nella seconda metà del '900. Un mondo distopico dove le malattie mortali sono state sconfitte e l'aspettativa di vita è di oltre cento anni; generazioni di cloni-umani nascono, crescono e vivono in attesa di donare i propri organi.
Una storia affascinante immersa in un mondo idilliaco dove la sofferenza sembra non esistere. I tre ragazzi interpretati da Carey Mulligan (Kathy), Keira Knightley (Ruth) e Andrew Garfield (Tommy) cresciuti insieme nell'istituto di Hailsham affrontano la vita consci del loro destino. Senza fuggire e lungo una via segnata, sviluppano sentimenti ed emozioni, con il voglia e la speranza di continuare a vivere insieme. Desideri e ambizioni naufragano verso un ineluttabile destino, come il ritrovo della barca abbandonata sulla spiaggia, anche loro come essa possono solo sognare di riprendere il mare, ma sono condannati ad “esaurirsi” come un qualsiasi bene di consumo deperibile.
Il film è permeato da un'atmosfera malinconica dipinta da colori pastello e divisa fra ospedali e luoghi da cartolina. Romanek dirige con mano sicura un dramma esistenziale privo di sussulti emotivi dove, al pari dei suoi protagonisti, non c'è spazio per sentimento o paura, e tutto si muove con una sofferenza glaciale e angosciante. Neppure la storia d'amore, rimandata e mai sopita, fra Kathy e Tommy riesce a dare una scossa a noi e loro, quei toni dimessi e gli occhi spenti dei suoi personaggi ci accompagnaneranno fino alla fine.
Il regista affronta con una certa riverenza il libro di Ishiguro, adottando uno stile orientale fatto di passioni nascoste e ribellioni interiori; le immagini bellissime contaminate da chiari rimandi a kubrickiana memoria ed un tema musicale ossessivo e ridondante disegnano un immaginario alternativo e metaforico. Il cast in stato di grazia riesce a portare sullo schermo un'incredibile sinergia visiva fra i tre protagonisti, bravissima la Mulligan cosi come Keira Knightley che nel difficile ruolo di terzo incomodo riesce a ritagliarsi una delle migliori interpretazioni della sua carriera.
Non Lasciarmi affascina e conquista per la sua bellezza atipica capace di sussurrare languide emozioni; purtroppo in alcuni momenti sembra essere vittima di qualche buco di sceneggiatura e un evidente autocompiacimento stilitistico che rischia di far crollare su stesso un film coraggioso e controcorrente.
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