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La Periferia con le sue storie, le idee, i pensieri e le immagini di un luogo dove non succede mai niente.

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martedì 21 agosto 2012

Cine-Pillole Estive 2012 (seconda parte)

Attack the Block - Invasione Aliena

















L'inatteso film di Joe Cornish spacca di brutto. Uno dei pochi film d'intrattenimento di quest'anno, che intrattiene  e diverte. La storia per quanto assurda, è geniale nei suoi sviluppi e in quel sottotesto politico-sociale che si scontra con la sci-fi splatter. 
L'assunto è semplice il Block è come il Nostromo e la gang di ragazzini sono Ripley e compagni. Tutto il resto invece non mancherà di strapparvi risate, mettervi paura e farvi trepidare per questo improbabile gruppo di eroi. Per gli amanti dell'horror ci sono momenti con grandi schizzi da sangue e carni maciullate.


Hugo Cabret
















Questo film l'ho volutamente mancato quando uscì al cinema. Odio il 3D e quando sento puzza di film pacco, fosse anche diretto da uno dei più grandi registi viventi, me ne sto alla larga.
L'ho recuperato in videoteca. Dove i clienti si sbizzarriscono con le loro storpiature d'autore: da Hugo Cabernet, passando per Hugo Caprette, fino a Hugo Cabaret.
L'ultimo film di Scorsese è una palla di zucchero allucinante. La prima ora è una sorta di Amélie Begins, stessa fotografia e stesso modo di tirare avanti la storia. Zio Martin mischia un'atmosfera da fiaba, a una storia di stampo Dickensiano condita da altre piccole situazioni di contorno.
E allora ecco l'intreccio d'amore fra i vari abitanti della stazione, un cattivo che non è poi così cattivo, una coppia di bambini tanto buoni, un libraio dall'aria malefica buono pure lui, e infine tanti paesaggi incantevoli di Parigi.
Però... quando Zio Martin si trasforma in professor Martin, facendo partire a tutti gli effetti la storia del dimenticato Georges Méliès riesce a riportarci agli albori della storia del cinema. Ci si dimentica il noiosissimo Hugo e si respira la vera magia del cinema che fu. L'ultima mezz'ora di Hugo Cabret vale l'intero film e dimostra se ancora ce ne fosse bisogno, che Martin Scorsese quando vuole è sempre il number one su piazza.


I Più Grandi di Tutti
















L'ultimo film di Carlo Virzì (fratello del famoso Paolo) ci racconta l'inaspettato revival di una scalcinata rock band livornese di cui nessuno sentiva la mancanza, neanche gli stessi componenti del gruppo.
Ambientato a Livorno, con un cast rodato e un discreto budget, voleva essere l'ennesima incursione targata Virzì nella provincia tirrenica e un film profondamente rock'n'roll. Un viaggio fra passione, fallimenti e ricordi di chi da giovane ha cercato di essere ribelle su un palco di pessimi locali nella speranza di sfondare.
Il trailer, attori e trama promettevano benissimo. Il risultato è una delusione su tutti i punti di vista.
Carlo Virzì sa girare, ma si perde in una storia troppo esile che non basta a riempire un'ora e mezza. La sceneggiatura fa acqua da tutte le parti, i protagonisti sono uno più coglione dell'altro. Talmente coglioni che ti fanno una pena infinita, e non è certo un bene quando vuoi fare la commedia. Per non parlare del ruolo di Corrado Fortuna e l'improbabile assistente Frankie Hi-Nrg, personaggi superficiali completamente abbandonati a se stessi, sopratutto nella parte finale con l'improbabile concerto a Cinecittà.
Insomma si poteva fare di meglio, sopratutto con questi mezzi e le buone intenzioni di un progetto che poteva esser vincente.
Della serie: quando un boia deh bimbi non ti salva un film.


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