Il film più eccentrico
di Shane Meadows, girato in appena cinque giorni e un piccolo budget
di trentamila sterline, è una simpatica evasione del regista inglese
in territori cinematografici inesplorati, insieme all'attore e amico
Paddy Considine già protagonista di Dead Man's Shoes e A Room for Romeo Brass.
Le Donk & Scor-zay-zee è un documentario in presa diretta. Una piccola
troupe guidata da Meadows con l'obiettivo di narrare la missione
dell'amico Le Donk, uno sconclusionato roadie che vuole a tutti i
costi far esibire il giovane rapper Scor-zay-zee prima degli Arctic
Monkeys in un concerto a Manchester.
Il personaggio di Le Donk era già apparso in un video di Shane
Meadows del 2007 dal nome "Le Donk's Break-Dancing Master -Class Extravaganza" dove uno scatenato Paddy Considine, con
il solito cappello di lana e capelli lunghi, improvvisava dei passi
di danza alquanto improbabili. In questo lungometraggio i due
rispolverano lo strambo personaggio per un vero e proprio
mockumentary dal sapore libero e improvvisato.
Il Mockumentary è un
genere che pur proponendosi come il racconto di fatti reali, quindi
un documentario, porta invece in scena storie di finzione. Tanti gli
esempi illustri, come The War Game,
il famoso Forgotten Silver,
fino al discusso The Blair Witch Project.
Meadows però rinuncia ad una messinscena dettagliata ed estremamente
studiata a tavolino come i film sopracitati, e opta piuttosto per un
divertente incursione nel genere abbandonandosi all'improvvisazione e
la verve incontenibile di Considine. Una scelta giustificata dal low
budget e dalla natura sregolata del soggetto scritto insieme
all'attore, che sembra metterlo perfettamente a suo agio nei panni di
un outsider senza futuro ma pieno d'iniziativa.
Nonostante queste
premesse e la buona volontà del progetto, è giusto dire che
purtroppo Le Donk & Scor-zay-zee è uno dei film meno
riusciti del regista inglese. Il risultato finale è difficile da
valutare, proprio per la sua natura eccentrica e fuori dal coro;
reggono le scene surreali volutamente sopra le righe mentre sembrano
pesanti quelle drammatiche che cercano di caricare di intenti seriosi
l'intera trama.
Una su tutte la scena del
ritorno notturno di Le Donk a casa della ex-compagna. Qui appare
evidente come i toni e la recitazione finiscano improvvisamente nei
binari della fiction. La stessa presenza della telecamera è un forte
segnale di un momento extra-reality preparato in anticipo e purtroppo
non pienamente riuscito. Inoltre la recitazione dei comprimari non
sempre è all'altezza, alcuni sembrano tirati dentro all'ultimo
minuto ed altri si muovono come manichini di legno all'interno del
quadro. Ma l'elemento che stride più di tutti è proprio la presenza
di Shane Meadows dietro la telecamera, spesso ripreso dalla seconda
unità come parte integrande del racconto; se l'intento è quello di
far parte del racconto, talvolta emerge con forza la sua natura di
direttore dell'intera storia.
Sarebbe però errato
voler considerare Le Donk & Scor-zay-zee al
pari dei lavori più illustri di questo regista, e di conseguenza
adottare lo stesso metro di giudizio. Meadows non si pone un
obiettivo cinematograficamente pretenzioso, ma vola basso e spinge
sull'accelleratore del divertimento. Principalmente il suo e quello
di Considine. Non si cura molto di quello che ne verrà fuori, ma
vuole piuttosto dimostrare, come ha più volte ripetuto, che per fare
un film a volte bastano piccoli personaggi e idee folli. In
quest'ottica Le Donk & Scor-zay-zee
diventa un manifesto di libertà artistica reclamato da un regista di
successo, che per una volta vuole star lontano dalle ricche
produzioni cinematografiche e i conseguenti limiti che impongono, per
lasciarsi andare ad una una pazza storia improvvisata che lo riporta
alle origini della sua carriera da regista.
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