Durante l'Università invece finii nel posto dell'incubo, il luogo dove nessun laureato vorrebbe finire, la miniera del terzo millennio. Il Call-Center.
Mi ci portò un amico. Maledetto lui.
Se ne sono dette tante sui Call-Center, alcune vere altre esagerate. Tutta la Vita Davanti di Virzì ha contribuito in maniera netta all'immaginario collettivo di questi luoghi.
E' difficile delineare il fenomeno in maniera netta e oggettiva, i Call-Center sono tutti brutti e orribili a modo loro, sono luoghi di disagio più o meno marcato, e molto dipende da come uno lo vive e in che struttura è finito. Quello dove ho lavorato io era sicuramente meglio di tanti altri.
All'inizio avevo pure una paga oraria più che dignitosa, era un ambiente circoscritto e molto rilassato. il core business dell'azienda erano i servizi bancari e l'assistenza clienti. Poi il mercato è cambiato, è diventato spietato e in gran parte sostituito dall'online. Di conseguenza anche quel posto è peggiorato, è aumentato esponenzialmente il via vai di persone, dove i migliori se ne andavano e celebrolesi o disperati entravano.
C'era la donna divorziata e disoccupata, con figlio a carico, che cercava in ogni modo di guadagnare qualche soldo in più per la famiglia. C'era il ragazzino un po' tonto che leggeva a menadito lo script e rispondeva alle domande come un robot. C'era il laureato in attesa di un lavoro migliore. C'era quello che veniva un giorno e poi non si vedeva più. Insomma c'era un sacco di gente, tra cui io.
Io non ho mai capito perché nei Call-Center fossero così fissati con i training di gruppo, e tutte quelle minchiate motivazionali da grande azienda. Non si cantava come la Ferilli nel film sopracitato, ma ogni tanto c'erano queste riunioni assurde per migliorare il nostro rendimento.
Che poi quello che doveva instillarci fiducia e personalità era tale Ivan.
Magrolino, altissimo, un po' butterato e con folto pelo che spuntava dal petto. Era solito saltellare qua e là, indossare camicie di color violetta o rosa, usare quintali di profumo e guidare una Matiz gialla con sua grossa soddisfazione. Voi avete mai visto un eterosessuale comprarsi una Matiz gialla?
Ivan che non aveva ancora ammesso a se stesso di essere gay, cercava di tenere questi meeting all'americana incentrati sull'autostima, per lo più senza grande successo. Io di solito in quei momenti disegnavo.
Sembrerà presuntuoso da dire, ma tutt'oggi non ho mai capito come mai mi tollerassero. Arrivavo tardi (un'ora dopo), andavo via in anticipo (un'ora prima), facevo pause lunghissime, giocavo sempre a Spider, non seguivo lo script e parlavo continuamente con i colleghi. Vero che facevo più risultato di tanti altri, ma ero un outsider completo.
In ogni caso lì dentro ho conosciuto una grande fauna di persona. Dalla 50enne appassionata di Motoraduni, ad una tipa che seguiva gli insegnamenti degli indiani d'America, fino ad un simpatico ragazzo che qualche anno dopo è diventato un apprezzato DJ internazionale (con relative pacche di soldi).
Ah non dimentichiamo la grande soddisfazione nello scoprire l'immensa varietà di nomi italiani.
Il mio personale podio è stato:
Il signor DIO SANTO. (si presentava dicendo: pronto sono Dio. #giuro)
Il signor CAMPO SANTO. (tocchiamoci)
La signora ASSUNTA LICENZIATA. (poraccia).
E' difficile delineare il fenomeno in maniera netta e oggettiva, i Call-Center sono tutti brutti e orribili a modo loro, sono luoghi di disagio più o meno marcato, e molto dipende da come uno lo vive e in che struttura è finito. Quello dove ho lavorato io era sicuramente meglio di tanti altri.
All'inizio avevo pure una paga oraria più che dignitosa, era un ambiente circoscritto e molto rilassato. il core business dell'azienda erano i servizi bancari e l'assistenza clienti. Poi il mercato è cambiato, è diventato spietato e in gran parte sostituito dall'online. Di conseguenza anche quel posto è peggiorato, è aumentato esponenzialmente il via vai di persone, dove i migliori se ne andavano e celebrolesi o disperati entravano.
C'era la donna divorziata e disoccupata, con figlio a carico, che cercava in ogni modo di guadagnare qualche soldo in più per la famiglia. C'era il ragazzino un po' tonto che leggeva a menadito lo script e rispondeva alle domande come un robot. C'era il laureato in attesa di un lavoro migliore. C'era quello che veniva un giorno e poi non si vedeva più. Insomma c'era un sacco di gente, tra cui io.
Io non ho mai capito perché nei Call-Center fossero così fissati con i training di gruppo, e tutte quelle minchiate motivazionali da grande azienda. Non si cantava come la Ferilli nel film sopracitato, ma ogni tanto c'erano queste riunioni assurde per migliorare il nostro rendimento.
Che poi quello che doveva instillarci fiducia e personalità era tale Ivan.
Magrolino, altissimo, un po' butterato e con folto pelo che spuntava dal petto. Era solito saltellare qua e là, indossare camicie di color violetta o rosa, usare quintali di profumo e guidare una Matiz gialla con sua grossa soddisfazione. Voi avete mai visto un eterosessuale comprarsi una Matiz gialla?
Ivan che non aveva ancora ammesso a se stesso di essere gay, cercava di tenere questi meeting all'americana incentrati sull'autostima, per lo più senza grande successo. Io di solito in quei momenti disegnavo.
Sembrerà presuntuoso da dire, ma tutt'oggi non ho mai capito come mai mi tollerassero. Arrivavo tardi (un'ora dopo), andavo via in anticipo (un'ora prima), facevo pause lunghissime, giocavo sempre a Spider, non seguivo lo script e parlavo continuamente con i colleghi. Vero che facevo più risultato di tanti altri, ma ero un outsider completo.
In ogni caso lì dentro ho conosciuto una grande fauna di persona. Dalla 50enne appassionata di Motoraduni, ad una tipa che seguiva gli insegnamenti degli indiani d'America, fino ad un simpatico ragazzo che qualche anno dopo è diventato un apprezzato DJ internazionale (con relative pacche di soldi).
Ah non dimentichiamo la grande soddisfazione nello scoprire l'immensa varietà di nomi italiani.
Il mio personale podio è stato:
Il signor DIO SANTO. (si presentava dicendo: pronto sono Dio. #giuro)
Il signor CAMPO SANTO. (tocchiamoci)
La signora ASSUNTA LICENZIATA. (poraccia).
Comunque dopo 3 anni di onorato (mezzo) servizio. Li mollai.
Andai a fare il lavoro part-time che tutti gli studenti di cinema sognano.
Commesso al videonoleggio.
Il lavoro in videoteca è una ficata finché non ti scontri con i clienti.
Certo ti vedi tutti i film che vuoi gratis, parli di cinema durante il lavoro, scopri piccole chicche sconosciute. Se poi sei un amante del porno hai tutta la scelta che vuoi. Ma scordatevi le seguenti cose:
-Guardare film con attenzione durante il turno.
-Intrattenere belle ragazze con i vostri consigli cinematografici.
-Parlare di film belli e impegnati con i clienti.
Questo perché:
La belle ragazze single non vanno in videoteca da sole. I cinefili men che meno, ormai erano tutti dirottati sul costruirsi enormi archivi in Divx, e successivamente lo streaming. Il grosso dei visitatori di quella videoteca era per lo più amanti del cinema spazzatura e pazzi completi che ti rompono le palle ogni 2 secondi.
La videoteca purtroppo è un fortissimo aggregatore sociale di disadattati cronici. Avete in mente quei tipi strani, un po' solitari, che girano con occhi spiritati per la città? Quante volte vi siete chiesti: chissà che fa quel tipo lì nella vita? Ecco di lavoro non lo so, ma nel tempo libero guardano film.
Per capirsi potete rileggere questo POST.
Adesso (io non ci lavoro più) per esempio c'è un tipo che va lì quasi tutte le sere, mangia la pizza e consiglia i clienti, tutto rigorosamente aggratis. Ogni tanto lo senti di là nella stanza del porno ragionare con l'appassionato di turno, con discussioni neanche fossero da Marzullo.
Tant'è che al commesso ultimamente ho chiesto:
Scusa ma lui, oltre stuprare e fare a pezzi ragazze minorenni, cosa fa nella vita?
Ha risposto con un laconico: booh.
Ho lavorato a quel videonoleggio per circa 2 anni e mezzo. Gli ultimi tempi furono tremendi. Alcuni clienti non li sopportavo più. Il gestore per far fronte ai sempre minori incassi, pur di noleggiare tirava dentro i peggiori elementi. Dall'amante del porno con le donne picchiate brutalmente, alla coppia di pazzi ossessivi dalle mille domande, fino all'immigrato che era bravo e buono finché non beveva.
Ecco la domenica sera dalle 23 in poi entravano solo emarginati ubriachi. Non so dirvi il motivo. Vuoi anche perché il negozio era vicino al campo nomadi.
Non è razzismo, è che talvolta l'alcool altera le persone, sopratutto chi non lo regge.
Era una guerra continua, qualcuno mi offendeva perché il nuovo film di Steven Seagal era noleggiato. Altri provavo sistematicamente a fregarmi. Qualcuno arrivò perfino a tirarmi Chupa-Chups e Twix così senza motivo.
In più, sempre per far fronte alla crisi del settore, avevamo riempito il negozio di ogni tipo di cosa. Cioccolatine, patatine, caramelle gommose, chewing-gum, estathé, birra, coca-cola, succhi di frutta, pizze surgelate, gelati, etcetc.. Non ultimo gratta e vinci, e il VINO.
Quando mi ritrovai a consigliare un Rosè da abbinare all'ultimo film di Ang Lee, mi sentii un fallito della peggior specie. Ormai non aveva più nulla di quel lavoro romantico che era all'inizio, tanto valeva lavorare in un Supermarket, e io non avevo più vent'anni. Qualche mese dopo mi sono licenziato.
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