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La Periferia con le sue storie, le idee, i pensieri e le immagini di un luogo dove non succede mai niente.

...inoltre: cinema, fotografia, cultura e altre cose che mi passano per la mente.

venerdì 19 ottobre 2012

E' un casino per davvero

E' un casino. Non riesco ad aggiornare il blog.
Mi hanno messo a lavorar "per davvero". Peggio di prima.











domenica 14 ottobre 2012

Il Silenzio di Pelesjan

In una notte di due settimane fa ho visto Il Silenzio di Pelesjan di Pietro Marcello.
Inutile dire che era Fuori Orario, e dopo il doc seguivano tutti i film di Artavadz Pelesjan
Enrico Ghezzi alfiere del cinema sperimentale e d'autore mi ha regalato una visione indimenticabile, presente sia come attore che come produttore, in questo film insieme a Pietro Marcello rende onore ad un regista immenso.















Pietro Marcello dopo il pluripremiato La Bocca del Lupo, cerca di stilare un ritratto d'autore difficile se non impossibile. Artavadz Pelesjan si sottrae completamente al film. Mai una parola, nessuna dichiarazione, non un'intervista o un testo scritto. Marcello si limita a filmarlo nei pochi momenti possibili: mentre guarda la tv, va in un cinema durante una sua proiezione o si reca in visita al cimitero.
Se il ritratto di Pelesjan persona ne esce depotenziato, è il Pelesjan regista a risplendere e affascinare. Il suo sguardo profondo, la sua totale assenza e la forza visiva dei suoi film inseriti nel documentario, ci mostrano una incredibile poesia visiva comune solo ai grandi artisti.
Il resto sono meravigliose riprese di Yerevan, parole di Pietro Marcello talvolta belle talvolta ridondanti e guizzi di regia su quadri e statue evocative.

Vorrei essere più esperto sull'opera di Pelesjan. Vorrei dirvi di più su questo film. Vorrei potervi dire dove vederlo o comprarlo.
Purtroppo l'unica cosa che posso fare è postarvi questi due video. Recuperatelo.

LIFE  di Artavadz Pelesjan



















Breve estratto dalla conferenza stampa a Venezia post-proiezione Il Silenzio di Pelesjan.


martedì 9 ottobre 2012

Reality

L'ultimo film di Matteo Garrone, vincitore del Gran Prix, è una girandola di emozioni diversissime tra loro. Pur non volando altissimo come Gomorra, Reality rimane il miglior cinema italiano di oggi.
















La prima parte porta lo spettatore su un ottovolante d'immagini e sensazioni. Vola altissimo in una Napoli dalle mille voci, tanto reale quanto grottesca, tanto povera quanto vitale, a cui è impossibile non voler bene. La famiglia di Luciano Ciotola (un grandissimo Aniello Arena) è salda nell'amore e nei valori familiari, si arrangia come può fra una pescheria e qualche truffa di poco conto. Felici, ignoranti, simpatici e buzzurri. Un turbinio di momenti indimenticabili e scene degne del grande cinema del dopoguerra.
Permettetemi questo vezzo, e l'involontario gioco di parole. Reality è a tutti gli effetti un film neoRealista moderno.
Ci sono tutte le premesse che hanno fatto grande il cinema italiano, ma se all'epoca il tema era "ricominciare" oggi non è più così, l'importante è "svoltare". Cambiare la propria vita, credere in un sogno fatto luci, applausi e quei 15 minuti di popolarità che non si negano a nessuno ormai. E' la deriva della società dello spettacolo, è l'incarnazione di quel mito ormai sbiadito del Grande Fratello.
Luciano Ciotola sospinto da una famiglia entusiasta, e da un provino di troppo a Roma, arriva a credere di entrare nella casa, di essere ad un passo dalla porta rossa e poter finalmente svoltare nella vita. La breve popolarità nel quartiere svanisce in fretta ma la convinzione di coronare questo sogno rimane, con inevitabili conseguenze.
Con queste premesse il film nella seconda parte si addentra nel cuore della vicenda, approfondisce questo personale delirio che abbraccia l'intera collettività. La camera è sempre più stretta sui visi e sugli sguardi della famiglia Ciotola, Napoli e il quartiere rimangono sul fondale, mentre le aspettative e i sogni di Luciano diventano il fulcro di una storia commovente e tragica. Definita dallo stesso Garrone una fiaba, Reality è il confine tra un'Italia che va avanti grazie ai sogni e le speranze anche di chi non ne dovrebbe avere.

Reality è un bel film, che ti rimane dentro e te ne fa parlare. Garrone con la macchina da presa dimostra di saper fare quello che vuole, ed è capace nonostante un cast di sconosciuti di tirare fuori interpretazioni da oscar. Forse, nonostante il GF sia un pretesto per parlare di altro, alla base c'è un concetto ormai passato e cioè quello del sogno collettivo dei 15 minuti di fama. Reality in questo sembra dannatamente vintage.
10 anni fa le parole Capolavoro si sarebbero sprecate, purtroppo oggi quel sapore di deja-vu è immancabile.
Detto questo.
Uno dei migliori film dell'anno. Assolutamente da vedere.