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La Periferia con le sue storie, le idee, i pensieri e le immagini di un luogo dove non succede mai niente.

...inoltre: cinema, fotografia, cultura e altre cose che mi passano per la mente.

venerdì 29 marzo 2013

Tutti i Santi Giorni - impressioni















Il film è uscito da mesi. L'ho recuperato in dvd. 
Vi lascio le mie impressioni completamente slegate. Più un flusso di pensieri che una recensione.

Tutti i Santi Giorni è un film di Paolo Virzì ispirato ad un libro.
Un Virzì meno introspettivo, più contenuto e imperfetto.
Per questo forse uno dei suoi migliori film.
Luca Marinelli è bravissimo. Thony impressiona per spontaneità.
L'accento risulta posticcio.
I due hanno grande alchimia.
Il personaggio di Guido è indimenticabile.
Sono una bella coppia.
I siparietti onirici sono orribili.
Il loro primo incontro è tanto semplice quanto perfetto.
I cafoni tamarri non mi son piaciuti.
Le musiche di Thony sono bellissime.
Anche io come Guido chiedo ossessivamente scusa.
Voglio già un sacco di bene a 'sto film.




giovedì 28 marzo 2013

cento sequenze (25) - Tango

Piccolo capolavoro d'animazione. Più che una sequenza, lo inserisco per intero visto che è un corto.
Uno dei primi grandi lavori di quel genio di RYBCZYNSKI.
Buona visione.


martedì 26 marzo 2013

Periferia XXXIII - Precariato anni 2000 (pt. due)

Nella parte uno avevo descritto due lavori pre-università. Cameriere e facchino/operaio ai concerti.
Durante l'Università invece finii nel posto dell'incubo, il luogo dove nessun laureato vorrebbe finire, la miniera del terzo millennio. Il Call-Center.
















Mi ci portò un amico. Maledetto lui.
Se ne sono dette tante sui Call-Center, alcune vere altre esagerate. Tutta la Vita Davanti di Virzì ha contribuito in maniera netta all'immaginario collettivo di questi luoghi.
E' difficile delineare il fenomeno in maniera netta e oggettiva, i Call-Center sono tutti brutti e orribili a modo loro, sono luoghi di disagio più o meno marcato, e molto dipende da come uno lo vive e in che struttura è finito. Quello dove ho lavorato io era sicuramente meglio di tanti altri.
All'inizio avevo pure una paga oraria più che dignitosa, era un ambiente circoscritto e molto rilassato. il core business dell'azienda erano i servizi bancari e l'assistenza clienti. Poi il mercato è cambiato, è diventato spietato e in gran parte sostituito dall'online. Di conseguenza anche quel posto è peggiorato, è aumentato esponenzialmente il via vai di persone, dove i migliori se ne andavano e celebrolesi o disperati entravano.
C'era la donna divorziata e disoccupata, con figlio a carico, che cercava in ogni modo di guadagnare qualche soldo in più per la famiglia. C'era il ragazzino un po' tonto che leggeva a menadito lo script e rispondeva alle domande come un robot. C'era il laureato in attesa di un lavoro migliore. C'era quello che veniva un giorno e poi non si vedeva più. Insomma c'era un sacco di gente, tra cui io.
Io non ho mai capito perché nei Call-Center fossero così fissati con i training di gruppo, e tutte quelle minchiate motivazionali da grande azienda. Non si cantava come la Ferilli nel film sopracitato, ma ogni tanto c'erano queste riunioni assurde per migliorare il nostro rendimento.
Che poi quello che doveva instillarci fiducia e personalità era tale Ivan.
Magrolino, altissimo, un po' butterato e con folto pelo che spuntava dal petto. Era solito saltellare qua e là, indossare camicie di color violetta o rosa, usare quintali di profumo e guidare una Matiz gialla con sua grossa soddisfazione. Voi avete mai visto un eterosessuale comprarsi una Matiz gialla?
Ivan che non aveva ancora ammesso a se stesso di essere gay, cercava di tenere questi meeting all'americana incentrati sull'autostima, per lo più senza grande successo. Io di solito in quei momenti disegnavo.
Sembrerà presuntuoso da dire, ma tutt'oggi non ho mai capito come mai mi tollerassero. Arrivavo tardi (un'ora dopo), andavo via in anticipo (un'ora prima), facevo pause lunghissime, giocavo sempre a Spider, non seguivo lo script e parlavo continuamente con i colleghi. Vero che facevo più risultato di tanti altri, ma ero un outsider completo.
In ogni caso lì dentro ho conosciuto una grande fauna di persona. Dalla 50enne appassionata di Motoraduni, ad una tipa che seguiva gli insegnamenti degli indiani d'America, fino ad un simpatico ragazzo che qualche anno dopo è diventato un apprezzato DJ internazionale (con relative pacche di soldi).
Ah non dimentichiamo la grande soddisfazione nello scoprire l'immensa varietà di nomi italiani.
Il mio personale podio è stato:
Il signor DIO SANTO. (si presentava dicendo: pronto sono Dio. #giuro)
Il signor CAMPO SANTO. (tocchiamoci)
La signora ASSUNTA LICENZIATA. (poraccia).

Comunque dopo 3 anni di onorato (mezzo) servizio. Li mollai.
Andai a fare il lavoro part-time che tutti gli studenti di cinema sognano.
Commesso al videonoleggio.
















Il lavoro in videoteca è una ficata finché non ti scontri con i clienti.
Certo ti vedi tutti i film che vuoi gratis, parli di cinema durante il lavoro, scopri piccole chicche sconosciute. Se poi sei un amante del porno hai tutta la scelta che vuoi. Ma scordatevi le seguenti cose:
-Guardare film con attenzione durante il turno.
-Intrattenere belle ragazze con i vostri consigli cinematografici.
-Parlare di film belli e impegnati con i clienti.
Questo perché:
La belle ragazze single non vanno in videoteca da sole. I cinefili men che meno, ormai erano tutti dirottati sul costruirsi enormi archivi in Divx, e successivamente lo streaming. Il grosso dei visitatori di quella videoteca era per lo più amanti del cinema spazzatura e pazzi completi che ti rompono le palle ogni 2 secondi.
La videoteca purtroppo è un fortissimo aggregatore sociale di disadattati cronici. Avete in mente quei tipi strani, un po' solitari, che girano con occhi spiritati per la città? Quante volte vi siete chiesti: chissà che fa quel tipo lì nella vita? Ecco di lavoro non lo so, ma nel tempo libero guardano film.
Per capirsi potete rileggere questo POST.
Adesso (io non ci lavoro più) per esempio c'è un tipo che va lì quasi tutte le sere, mangia la pizza e consiglia i clienti, tutto rigorosamente aggratis. Ogni tanto lo senti di là nella stanza del porno ragionare con l'appassionato di turno, con discussioni neanche fossero da Marzullo.
Tant'è che al commesso ultimamente ho chiesto:
Scusa ma lui, oltre stuprare e fare a pezzi ragazze minorenni, cosa fa nella vita?
Ha risposto con un laconico: booh.

Ho lavorato a quel videonoleggio per circa 2 anni e mezzo. Gli ultimi tempi furono tremendi. Alcuni clienti non li sopportavo più. Il gestore per far fronte ai sempre minori incassi, pur di noleggiare tirava dentro i peggiori elementi. Dall'amante del porno con le donne picchiate brutalmente, alla coppia di pazzi ossessivi dalle mille domande, fino all'immigrato che era bravo e buono finché non beveva.
Ecco la domenica sera dalle 23 in poi entravano solo emarginati ubriachi. Non so dirvi il motivo. Vuoi anche perché il negozio era vicino al campo nomadi.
Non è razzismo, è che talvolta l'alcool altera le persone, sopratutto chi non lo regge.
Era una guerra continua, qualcuno mi offendeva perché il nuovo film di Steven Seagal era noleggiato. Altri provavo sistematicamente a fregarmi. Qualcuno arrivò perfino a tirarmi Chupa-Chups e Twix così senza motivo.
In più, sempre per far fronte alla crisi del settore, avevamo riempito il negozio di ogni tipo di cosa. Cioccolatine, patatine, caramelle gommose, chewing-gum, estathé, birra, coca-cola, succhi di frutta, pizze surgelate, gelati, etcetc.. Non ultimo gratta e vinci, e il VINO.
Quando mi ritrovai a consigliare un Rosè da abbinare all'ultimo film di Ang Lee, mi sentii un fallito della peggior specie. Ormai non aveva più nulla di quel lavoro romantico che era all'inizio, tanto valeva lavorare in un Supermarket, e io non avevo più vent'anni. Qualche mese dopo mi sono licenziato.



domenica 24 marzo 2013

Periferia XXXII - Precariato anni 2000 (pt. uno)

Sono stato un giovane precario. Forse lo sono tutt'ora, c'è da capire se sono sempre giovane e se mi si può considerare precario.



Dai 20 ai 30 ho ricoperto una serie di ruoli lavorativi che a guardarsi indietro un po' ti senti stupido e un po' orgoglioso. Se poi ci aggiungo pure il mio curriculum di studi allora si può quasi affermare che sono stato lo stereotipo del precario anni 2000.

Studente della Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di Laurea in Cinema. Roba che quando lo dici, i tuoi interlocutori strabuzzano gli occhi, fingono interesse e poi dicono una delle seguenti tre frasi:

Bello. Vuoi fare l'attore?
Ma dopo? Che lavoro trovi?
Per quello che studi forse dovresti stare a Roma.

Io vuoi per carattere, vuoi per indole, o perché non me ne è mai fregato un cazzo di dire cosa combino nella vita, gli ho sempre assecondati. Anzi di solito rincaravo la dose dicendo:

Si ma tranquillo, una volta finito andrò a fare il cassiere al supermercato. Se mi va bene.

Ammetto di averci messo un casino a finire l'Università. Tipo 9 anni.
Mai bocciato un esame, mai rifiutato un voto, laureato con il massimo. Semplicemente, come succede spesso dove non c'è lavoro, o quel determinato lavoro, inizi a capire che il finire gli studi non coinciderà con l'ingresso in quel mondo. Anzi prima finisci prima sei alle strette, perché la scusa non c'è più, e tuo padre che non è ricco e se ne frega del cinema, vuole che lavori. Fosse anche come agente assicuratore.
Beh... io l'assicuratore non lo volevo fare. Quindi nel frattempo ho coniugato studi, esperienze significative per crescere professionalmente e lavori part-time sfigatissimi.

In realtà lavoravo già prima d'iniziare l'Università.
Ho iniziato facendo il cameriere. Avevo 15 anni. Tutta l'estate in quel cazzo di ristorante, alla fine esci con il portafoglio gonfio per l'inverno ma ti sei perso le vacanze. Uguale le 2 estati successive.
In quinta superiore cambiai strategia. Cameriere part-time tutto l'anno per una trattoria in centro. Credo fossi l'unico in tutta la scuola che durante la settimana lavorava qualche sera oltre al week-end.
Odiavo fare il cameriere, eccetto che in quella trattoria. Mi pagavano benissimo e il sabato sera alle 11.30 ero fuori. Quando chiuse per ristrutturazione non cercai altrove. Tant'è che l'estate della maturità trovai un lavoro veramente pagato di merda, pericoloso, da spaccarsi la schiena; ma che nella mia follia sembrava divertente.
Montavo i palchi per i concerti e allestivo lo stage dell'artista di turno.
L'unica nota positiva è che vedevo i concerti gratis.
Tutto il resto, levato lo spirito di gruppo, era un'inculata colossale. Non so perché, ma accettai pure di salire "in alto" per montare le torri layer. Me ne stavo tipo a 10-15 metri, in piedi su due pali d'acciaio, a passarne altrettanti. Ero legato con un moschettone alla bene meglio, ma quando dovevo spostarmi dall'altro lato della torre, lo facevo senza nessuna protezione e se scivolavi CIAO.
I mastri-montatori di origine bulgara, che stavano anche a 30 metri, erano imbragati meglio di noi e sicuramente pagati di più. Maledetti.

Quando il concerto finiva era pure peggio. Quello che avevi montato in 3 giorni lo smontavi in una notte. Iniziavi all'una, finivi il pomeriggio alle tre. Quando andava bene ti davano un cornetto a colazione.
Per riequilibrare il sonno e la stanchezza ci mettevi tipo una settimana.
Avevo 19 anni, mi pagavano tipo 6 euro l'ora, facevo turni da quindici ore consecutive talvolta, e rischiavo pure di farmi male. Come me tanti altri ragazzi. Tra l'altro uscivo con una tipa che si approfittava del mio ruolo per imbucarsi ai concerti. Maledetta pure lei.

Comunque l'anno dopo ho gentilmente rifiutato. Avevo un altro lavoro.
E che impiego. Pensate ad un lavoro per giovani universitari a metà anni 2000? Esatto, proprio quello.
Continuo la prox volta.


venerdì 22 marzo 2013

Zero Dark Thirty

In maledetto ritardo. Quindi sarò breve.













Zero Dark Thirty è un attacco kamikaze ai nostri occhi, la Bigelow disegna un film di rara potenza, che ti scuote e ti lascia dentro un pezzo di storia recente.
Meno composto di Argo, più rigoroso di Hurt Locker, la missione decennale dell'agente Maya è una lunga maratona a nervi scoperti con attese infinite e scene al cardiopalma, in un Pakistan tanto ostile quanto affascinante.

Sono uscito confuso. Ammetto di aver apprezzato più la prima parte e meno l'ultima ora con la sorpresa "toh c'è Bin Laden"; ma è indubbiamente un film che ti colpisce con il racconto della guerra interiore di Maya e di una nazione in cerca di vendetta.
Zero Dark Thirty rimane uno dei migliori film della stagione e Kathryn Bigelow una regista senza pari quando è alle prese con il genere Thriller.
In tutto questo dominatrice assoluta Jessica Chastain. Un mix di bravura, fascino e incazzatura che ti vien voglia di abbracciarla ogni due per tre. Indimenticabile e bellissima.

Recuperatelo.


lunedì 18 marzo 2013

Locandine terribili - WAZ

Waz ha dalla sua lo slogan imbattibile di Nigel Andrews del Financial Times.
Probabilmente era sotto anfetamina quando l'ha scritto.


venerdì 15 marzo 2013

cento sequenze (24) - Hong Kong Express

Il bello delle emozioni semplici.
California Dreamin' insistita, Faye Wong stupenda e il grande Tony Leung a completare il quadro.
Hong Kong Express è Wong Kar-way all'ennesima potenza.

Indimenticabile l'inizio del secondo episodio.


mercoledì 13 marzo 2013

Il Lato Positivo















Il Lato Positivo di David O. Russell con i suoi premi oscar e la pioggia di critiche positive è stato una delle sorprese di questo inizio 2013.
Ma non scriverò nessuna recensione. Ci sono casi in cui è difficile rimanere oggettivi di fronte ad un film.
Talvolta succede che riesca a toccare le corde giuste al di là del suo intrinseco valore. Vuoi per esperienze personali, vuoi per determinati momenti, vuoi che boh non lo so neppure io.
Quindi. Si, il film mi è piaciuto.
Non è questo capolavoro della commedia che ci vendono, ma merita assolutamente una visione.

Concludo dicendo:

Bradley non sei così cane quando t'impegni.
Bob De Niro bentornato. Ci sei mancato.
Jennifer Lawrence SPOSAMI!


lunedì 11 marzo 2013

Orrori da vedere - Taken 2

Ciao mi chiamo Watanabe e anche io ho visto Taken 2.
Ciao Watanabe, benvenuto nel gruppo.
















Io vi troverò (Taken) era un brutto film, un po' fascistello, che scopiazzava qua e là, con quella retorica da "Yeah Sono Americano". Ma a cervello spento si lasciava vedere, era pure simpatico seguire quel pazzo di Liam Neeson sbarcare a Parigi per massacrare senza ritegno una spietatissima banda di Albanesi.
A grandi linee lui cercava sua figlia, entrava in un covo, non la trovava e tutti morti.
Taken - La vendetta (Taken 2) è qualcosa di molto peggio. Pensavi di averne sentito parlar male da spocchiosi intellettuali? E invece no. Fa davvero schifo. 

La trama racconta del padre di un albanese ucciso nel primo capitolo, giurare vendetta sulla tomba del figlio. Il padre chiama a raccolta il villaggio, smazzetta e minaccia mezza Europa e alla fine risale a Bryan Mills (Liam Neeson). Il buon Bryan nel frattempo approfitta della crisi familiare della ex-moglie per tornare nelle sue grazie, proponendole un bel viaggio ad Istanbul tutti insieme con figlia al seguito.
Manco a dirlo che sarà qui l'atteso rendez-vous fra la famiglia Mills e la banda di albanesi incazzati in cerca di giustizia.
Scusa Liam ma se Parigi era pericolosa, cosa ti aspettavi dalla Turchia? Tua figlia deve stare in America, porta sfiga.

La storia procede fra buchi di sceneggiatura e complete voragini di trama. Si potrebbe scrivere un libro su tutti i WTF di questo film. Certo alcuni meritano una menzione per la loro epica stupidità.
Vincitore di un recente Sylvester, svetta imbattibile la scena dove la figlia di Liam Neeson per trovarlo inizia buttare a caso bombe a mano sui tetti di Istanbul. #Giuro
Ma non da meno è l'entrata spaccatutto all'ambasciata americana che si conclude con padre e figlia abbracciati (manco avessero scopato) sui sedili reclinabili di un taxi.  O l'improbabile final fight con mosse di Ju Jitsu, tra il nostro eroe e un tarchiatello albanese in sovrappeso. Già Liam Neeson che fa le mosse è comico, ma l'altro in tuta e con la pancia da bevitore è veramente spassoso.
A girare questo capolavoro Olivier Megaton, un cognome una garanzia? No. Altro che Megatoni, le scene che gira hanno la potenza di un raudo. Compie l'inaspettato miracolo di topparle tutte. Non gliene riesce una, non c'è scena d'azione rovinata da una pessima trovata.
Ma in tutta questa mediocrità ecco lo slancio che non ti aspetti, il colpo da maestro che sprofonda tutto.
La citazione. Olivier Megaton come un novello Tarantino cita altri film. Non volevo crederci ma è così.
Succede che ad un certo punto la figlia bonazza va in piscina con l'ipod all'orecchio. Ascolta Real Hero dei College & Eletric Youth. E mi son detto: dai ci sta, è giovane ha visto Drive e sta sempre li a sbavare per Ryan Gosling
Venti minuti dopo, Liam Neeson in macchina con lei, le da un ordine. Timer di 5 minuti sull'Iphone; se non torna alla scadenza lei deve scappare all'ambasciata e lasciarlo lì.
Mmm sarà mica che anche Ryan in Drive ti dava 5 minuti.
Poco dopo parte Tick of the Clock. Agevolo contributo audio.
















Ok è ufficiale a Olivier Megaton gli è garbato un casino Drive. Fatevene una ragione.

Potrei continuare all'infinito, ma è veramente difficile elencarne ogni abominio cinematografico. Vi basti sapere che c'è pure il finale catartico in cui protagonista e il cattivo si scontrano, e si dicono che Liam Neeson ha ucciso suo figlio per salvare la propria, e quindi non è tanto meglio di lui. Capito? Sempre a dare addosso agli extracomunitari Liam.

Dopo tutto il figlio malavitoso faceva un lavoro onesto. Rapiva le ragazze, le drogava, le stuprava e infine le vendeva. Ognuno guadagna come può ai tempi della crisi.




venerdì 8 marzo 2013

James Franco per il vostro 8 marzo

Nel fine settimana dell'8 marzo ben due film con James Franco al cinema.
E a ben vedere sono film pieni di belle donne con lui al centro dell'attenzione. Quindi scegliete il James che fa per voi e fiondatevi al cinema.


Di Oz ho parlato proprio nel post precedente.































Se invece volete qualcosa di più agitato, fresco, casinaro ed eccessivo.
James versione Spring Breakers è quello giusto. A dirigere l'indipendente Harmony Korine e uno stuolo di belle e provocanti ragazze.


































Qui il trailer.
















Come dice James: e allora delirioooooo!


Ah c'è per le romantiche c'è pure Il Lato Positivo, senza James Franco ma con il manzo di Bradley Cooper.

Il Grande e Potente Oz

Lo straordinario successo planetario di Alice in Wonderland ha generato conseguenze inaspettate e considerazioni necessarie:
  • Cazzo siamo andati in così tanti a vedere un così brutto film.
  • Tim Burton spesso e volentieri è un pessimo regista.
  • Evvai con il revival a tema fiabesco. Hansel e Gretel, Cappuccetto Rosso Sangue e Biancaneve e il Cacciatore.
  • Questo film.


Il Grande e Potente Oz di Sam Raimi nasce dichiaratamente per bissare il successo del sopracitato.
Un prequel di una fiaba classica di cui Disney detiene i diritti da tempo, un regista visionario e stimato dalla critica al timone, un 3D sparatissimo e tanti buoni sentimenti old style. E se sulla carta sembrava l'ennesimo disastro melenso, il grande e potente SAM riesce nell'impossibile e ci fa sognare come bambini negli anni trenta.

Il film si apre su un circo ambulante nel Kansas in un'atmosfera vagamente Burtoniana, con un bianco e nero retrò con tanto di quadro in quattro terzi.
Qui il mago Oz cerca di raccogliere qualche moneta da miseri spettacoli di trucchi e rozza magia. Durante una tempesta sale inavvertitamente su una mongolfiera e finisce in un tornando. Questo segna il passaggio fra i due mondi, così come lo era stato il buco per Alice. Paradossalmente le due scene si equivalgono, sia per uso del 3D, sia per effetti e quello che realmente succede, un vero e proprio momento fotocopia.
L'arrivo ad Oz il film diventa a colori e va a coprire finalmente tutto lo schermo. Un effetto telefonato ma di grandissimo impatto dove anche la stereoscopia diventa finalmente funzionale al racconto e i suoi elementi fiabeschi. Di qui in poi la storia racconterà di come Oz diventerà il potente Mago che il popolo aspettava e della sua battaglia per liberarlo dal dominio della strega cattiva.

Per quanto sia avverso alla visione in 3D, poco incline ad amare film dove i protagonisti si muovo su un set completamente verde (green screen), e disinteressato al fenomeno delle trasposizioni fiabesche. Il Grande e Potente Oz mi ha divertito e strapazzato con la sua fantasia manco fossi un bambino. Vi ho rivisto la magia Disney, quella di una volta che riusciva a fregarti sempre e comunque; un condensato di emozioni basilari che solo una fiaba ben raccontata può trasmetterti. Sam Raimi in questo fa un lavoro eccezionale, non cambia la materia narrativa al suo stile (vedi Burton con Alice), ma parte dal film del 1939 e il libro, per ricostruire un mondo fantastico e pertinente a se stesso affidando la miccia della rivoluzione agli attori e la regia.
Una regia calibrata, ma non esente da colpi di scena o veri momenti di tensione, capace di non farsi sopraffare dal grande dispendio di effetti digitali e di regalare grandi momenti di cinema come la scena nella città di porcellana devastata.
E infine gli attori. Grande mattatore James Franco, perfetto nel ruolo di Oz con la sua faccia da gentiluomo e quel sorriso sornione a nascondere la sua indole bugiarda. Le tre streghe sono invece un tris di attrici molto diverse tra loro. Mila Kunis, Rachel Weisz e Michelle Williams. Tutte e tre brave con i loro momenti di protagonismo, ma a conti fatti nessuna che emerge sulle altre, restando tutte all'ombra dell'ingombrante personaggio di Franco.

Insomma un film raccomandatissimo. Da vedere e rivedere. Applausi su applausi a Disney e Sam Raimi.

Ah, gara a scoprire l'immancabile comparsata di Bruce Campbell.



martedì 5 marzo 2013

Grillo alla Griglia

Considerazione sparse su un leader e il suo movimento.

1- Grillini Vs The World.
Facebook, Twitter, Blog sembrano non parlare d'altro. Tutto ad un tratto la polemica si è spostata da Berlusconi al Movimento 5 Stelle. A buttar benzina sul fuoco, come sempre, noi di sinistra.
La disputa più accesa degli ultimi tempi è sull'accusa a Grillo e al suo personale esercito Movimento di avere derive da estrema destra o per meglio dire Totalitarie.
I ferventi Grillini ribattono che non sono mai stati fascisti e il programma è tutt'altro che di destra. Vero. Però sulla deriva Totalitaria, personalmente ho qualche dubbio.
Quando un Partito siede al parlamento rappresentando per un terzo l'Italia è giusto che faccia presente le proprie idee. Ma se fanculizzi i restanti due terzi sei un attimino poco democratico. 
Dalle parole di Grillo emerge un disdegno totale per le altre forze politiche, che a torto o ragione, rappresentano anch'esse l'Italia e il suo popolo. E una di esse ha pure preso più voti di lui. Quindi Beppe nel momento in cui il tuo obiettivo è annichilire gli altri, in una protesta senza fine, che mira solo al comando; allora sì, sei un Movimento con derive Totalitarie.

2- Il culto del Leader.
Altra cosa su cui i Grillini non transigono. Ma è da celebrolesi non rendersi conto che c'è una fiducia smisurata in tutto ciò che dice Beppe Grillo quasi come se fosse la verità fatta persona.
Nella diretta da Piazza San Giovanni in sovraimpressione c'era la scritta:
Il Leader salirà sul palco alle 21.00
Io l'ho trovata agghiacciante. Quasi come se tutti fossero lì per lui piuttosto che per le idee.
Poi monta sul palco, urla, sbraita, tira merda su tutti, e gasa la folla. Quest'ultima applaude in delirio.
Si dai ci siamo capiti...

3- E ora?!
E ora gli eletti tutti in TV, tutti a sgomitare per un po' di attenzione mediatica, ognuno a dire la sua. Sembra il Grande Fratello.
E quelli rimasti fuori che fanno? 
Mah... per esempio dalle mie parti in questi giorni hanno finalmente deciso di costruire un cazzo di Ponte che la città chiede da 15anni per decongestionare il traffico pesante che tutt'ora passa unicamente da piccole vie strette e intasate. Un'opera fondamentale per un terzo dei cittadini.
Eppure oggi un comunicato del 5 Stelle è uscito sul giornale valutando l'opera come la solita colata di cemento di dubbia utilità.
Ma i Grillini non erano quelli dalla parte del cittadino? Non erano per la politica dal basso? Non volevano stare fra la gente? 
Io da queste parti non li ho visti parlare con nessuno. Ma si sa, ora sono un partito con il 25% e anche loro si possono permettere di strumentalizzare politicamente tutto, e sparare comunicati stampa da una Torre d'Avorio.

4- Dialogare con un Grillino.
Avete provato? E' impossibile. 
Gira su FB un fantomatico discorso di Hitler del 1932 che sembra in tutto e per tutto simile alle parole di Grillo. E' un fake, una traduzione cambiata nei suoi punti chiave per sostenere la tesi. Io nonostante quello che ho scritto sopra, cerco di farlo presente quando un amico lo posta. E oggi mi sono imbattuto in questo scambio di commenti:

Grillina: Aahahahah cercano di strumentalizzare il movimento in tutte le maniere..... E noi siamo dei caproni che ci caschiamo.
Wata: evvai di complottismo...
Grillina: Io non sono una militante ma l'unica cosa di cui sono sicura è che Grillo e il movimento non hanno idee totalitarie. Smettete di leggere solo 1 giornale e spengnete le TV...
Wata: La maggior parte delle critiche al Movimento 5 Stelle è reperibile in rete, e nel 90% sui social media o nei blog personali.
Grillina: Riprese dai giornali.
Wata: Vabbè dai... lascio perdere!

Per i Grillini la rete non è la totalità delle informazioni. La rete per loro è beppegrillo.it
Quindi in questi casi rimane solo una cosa da fare.



























































PS: Chiedo scusa a Leo Ortolani, per aver rubato le sue vignette dalla bellissima recensione di Die Hard 5 che di politico non avevano nulla a che fare. Perdonami Leo sono una persona orribile.

lunedì 4 marzo 2013

Educazione Siberiana

Premessa doverosa. Ho letto il libro di Nicolai Lilin la scorsa primavera, e ammetto di averne dimenticato gran parte della trama, ma non tanto da rendermi conto che la sua trasposizione cinematografica ne riscrive completamente la storia nell'intreccio principale. Quindi se sperate di andare al cinema per vedere tutti i passaggi dell'educazione siberiana di Kolima, lasciate perdere a priori.
















Gabriele Salvatores firma una delle produzioni italiane più attese degli ultimi anni. Un budget importante, un cast straniero, e una distribuzione internazionale. Educazione Siberiana non è solo un film tratto da un best-seller, è anche la prova del nove per un regista premio Oscar che cerca una nuova affermazione fuori dall'Italia. Purtroppo per lui, e per noi, il risultato è un film freddo come questa Russia perennemente ricoperta dalla neve.
Un deserto di colpi di scena, mai un sussulto, difficilmente un sorriso, men che meno l'epica criminale che caratterizza il genere. La storia di Kolima e Gagarin, riscritta ex-novo sulla contrapposizione fra i due, come emblema della nuova generazione criminale e il disgregamento sociale dei clan familiari, è flebile e poco incisiva nei suoi passaggi chiave.
I continui flashback spezzano un ritmo già sincopato di suo, e i tre momenti di vita di Kolima (infanzia, adolescenza e gioventù) sbalzano lo spettatore in un continuo avanti e indietro depotenziando il progresso educativo e criminale dei ragazzi e le loro storie. Viene quindi a mancare quella struttura tragica tipica del Gangster Movie, che vede alternare una prima parte di crescita e felicità, ad un fragoroso declino nella seconda. Non bastasse, la scelta di togliere la voce narrante e autoriflessiva del protagonista (presente nel libro) scarnifica ulteriormente il contesto storico biografico, e le ragioni stesse che muovono molti dei suoi personaggi.
In questo landa desolata la scena della giostra si erge con forza cinematografica al di sopra di tutte le altre, senza però trovare riscontro nella restante mezz'ora, dove il film andrà inaspettatamente a spegnersi contro ogni previsione verso un finale "agghiacciante".
Nonostante questo Educazione Siberiana si segnala per un cast bravo e talvolta straordinario (ma con un doppiaggio terribile), un'ambientazione suggestiva e un lavoro scenografico di altissimo livello con numerose location riuscite. Peccato che tutto il resto sia pure accademia senza passione.

Non avevo amato il libro, il film ancora meno.
L'ennesima delusione cinematografica dell'anno.