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La Periferia con le sue storie, le idee, i pensieri e le immagini di un luogo dove non succede mai niente.

...inoltre: cinema, fotografia, cultura e altre cose che mi passano per la mente.

giovedì 18 luglio 2013

Pacific Rim

Di Pacific Rim parlo da tempo.
Se non avete memoria o siete capitati su questo blog per caso andate QUI con annesse pagine linkate.
Lo aspettavo in gloria. Complice anche un hype 2.0 stratosferico gonfiato a dismisura dal trailer.
















Sono uscite recensioni in anteprima entusiaste. Sono volate frasi come Capolavoro e Cult Movie. Abbiamo letto i commenti gasati di grandi registi. Poi è uscito.
L'ho visto in preda alla fotta e un po' ci sono rimasto male.
Sinceramente mi aspettavo di più. Troppo forse. 
Dopotutto era normale. 
Robot giganti contro Mostri alla Godzilla. Guillermo Del Toro in regia e Legendary Pictures a produrre. Insomma i soldi c'erano, le maestranze pure, e il soggetto un orgasmo japponerd.

Approfondimento: orgasmo japponerd.
Ogni ragazzo nato prima del 1985 circa che si rispetti è cresciuto sano e in forma grazie ai cartoni giapponesi e i loro insegnamenti. Primo fra tutti che sulla Terra regnerà per sempre la pace se a difendere Tokyo c'è un Robottone. 
Io andavo matto per Robot, li compravo tutti. Ma proprio tutti. Ho ridotto mia madre sul lastrico con quella mania. E probabilmente comprerò anche Gipsy Danger se mi capita a portata di mano.
Insomma in Pacific Rim ci sono i Robot, i mostri alla Godzilla, i piloti fighi, gli scenziati pazzi e i militari super tosti. Tutto quello che abbiamo sempre sognato.

Probabilmente a 15 anni sarei uscito dal cinema felice come un pazzo. Purtroppo ne ho il doppio e anche se sono un eterno adolescente in preda alle peggiori manie, a film concluso non avevo le braccia alzate dalla gioia. 

Pacific Rim è un film grosso, grossissimo, enorme. Ma con una serie di problemi direttamente proporzionali che o te ne freghi o te ne freghi. Sennò tanto vale uscire prima della fine.

A grandi linee gli rimprovero:
  • WTF Prometheus style. Come la sparata dei dinosauri.
  • Una trama a tratti ridicola e piena di buchi di sceneggiatura.
  • Ad eccezione di Ron Perlman e Idris Elba. Il parco attori è un canile. Cagnacci senz'appello.
  • Il protagonista ha meno carisma di Cyclope degli X-men. Tanto che non gli vuoi bene neanche quando fa l'eroe e salva il pianeta.
  • Una battaglia finale che mah mi aspettavo di più.
  • E una storia d'amore che boh anche no.
  • Un finale telefonato e che più telefonato non si poteva.
  • Totale mancanza di epica. Cazzo è la battaglia per salvare la terra o no?
Allora Pacific Rim è brutto?

No perché tutte queste pecche e brutture spariranno dalla vostra mente appena succede quello per cui avete pagato. E cioè:
Robottoni che menano fortissimo Mostri giganti.
Sono momenti che ti riconciliano con la tua infanzia e quell'immaginario dominato da Haran Banjo e soci. Quasi vorresti piangere dalla felicità da tanto che hai aspettato. Gli effetti sono al top e le scelte di Del Toro sono sempre azzeccate, puntuali, ricche di riferimenti e girate da Dio.
La lotta a fra Gipsy Danger e il Kaiju ad Hong Kong è qualcosa di straordinario che ti fa sobbalzare dalla poltrona. 10 minuti di lotta greco romana di proporzioni gigantesche fra i grattacieli della città. Musica a palla, pizze in faccia e ricorse con tanto di placcaggi da football. Chi più ne ha più ne metta. 
Sono in queste scene che Pacific Rim riesce nell'impossibile e conquista lo spettatore più ostico. Un film che doveva centrare un obiettivo e lo ha centrato in pieno. Certo un maggiore coinvolgimento nei momenti topici e di raccordo avrebbe giovato elevandolo a film indimenticabile. Ma rimane in ogni caso una visione obbligata che vi riempirà gli occhi e la testa.
Andate.
















## SPOILER ##
- Basta con questi muri di contenimento. Gli americani quando c'è un problema costruiscono un muro che si rivela puntualmente inutile.
-  Basta pure con la strategia finale super ragionata che stringi stringi consiste sempre nel:
Bomba in buca al primo colpo.

domenica 7 luglio 2013

Pyongyang di Guy Delisle






















Guy Delisle è considerato il miglior autore nel campo del Graphic Journalism. 
Reportage a fumetti per intendersi.
In questo momento ho appena iniziato Cronache di Gerusalemme, e Pyongyang è stata la mia prima incursione nella sua opera e in questo genere. Quindi non sono proprio il più accreditato per dare un giudizio ma  lo sparo ugualmente.
PYONGYANG di GUY DELISLE è un capolavoro.

Sembra un film di fantascienza invece è la Corea del Nord. (recita a grandi linee la quarta di copertina)
Delisle firma un reportage unico in una delle nazioni più enigmatiche dei nostri tempi, paradossalmente il paese più esotico e inesplorato rimasto al mondo.
Volete sapere come vive una tribù del Congo?
V'interessa la fauna delle isole Figi?
Avete il pallino della cultura Tibetana?
Sono tutte domande a cui libri, documentario e wikipedia possono rispondere. Ma chi può veramente dire cosa successo negli ultimi 50 anni in Corea del Nord? Chi può raccontare in maniera esaustiva questa nazione completamente avulsa da ogni logica globale?
Un incredibile esempio di dittatura dinastica totalitaria. Dove un leader è riuscito a creare una sorta di Monarchia divina senza essere un monarca, e glorificare a tal punto la sua figura fino a istituire un'adorazione religiosa verso se stesso e i figli. Una nazione chiusa nei suoi confini ai tempi di internet-google maps-cellulari e satelliti. La Corea del Nord stimola la curiosità di chi se ne interessa e Guy Delisle riesce con il suo libro-reportage a descriverci la capitale durante la sua permanenza.

Privilegiato dal poter entrare in Corea del Nord per lavoro e non come giornalista, gode di una maggiore libertà (se di libertà si può parlare) e una visione meno condizionata dai rigidi controlli. In una delle vignette è lui stesso a spiegare che i giornalisti che entrano sono i più controllati e soggetti a misure restrittive che rendono impossibile un degno lavoro.
Delisle invece riesce a tratteggiare l'incredibile vita di un "turista" in una capitale a tratti deserta, a tratti paradossale, mai normale. Sono tanti i passaggi che appassionano e ti spingono a voler sapere di più, come la visita ai ruderi dell'improbabile Ryugyong Hotel che ho scoperto invece essere stato completato recentemente. 






















Delisle riesce a incuriosire il lettore, e dare una perfetta visione di quel mondo che vuole raccontare. Sempre con grande ironia e sagacia Pyongyang appassiona come un fumetto d'intrattenimento e si colloca fra i migliori e più sinceri reportage sulla Nord Corea.
Io vi raccomando fortissimamente l'acquisto. Ripeto un grande capolavoro.

QUI potete leggerne gratuitamente una parte.
QUI una recensione su lospaziobianco.it
QUI alcune foto di Pyongyang

Questo il rapporto di Human Rights Watch nel 2013:

«La Repubblica Democratica di Corea (Corea del Nord) viola sistematicamente i diritti della sua popolazione. Il governo ha ratificato quattro importanti trattati internazionali sui diritti umani e prevede la loro protezione nella Costituzione, ma non permette l’organizzazione di opposizioni politiche, la libertà di stampa, una società civile funzionante, e la libertà religiosa. Arresti arbitrari, detenzioni, mancanza di processi giusti, torture e maltrattamenti dei detenuti rimangono problemi seri e pervasivi»