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mercoledì 30 gennaio 2013

Lincoln













L'ultimo film di Steven Spielberg, versione impegnato e non divertito, è un biopic sul grande presidente americano. Abramo Lincoln. (Se non ve le svelo io certe cose...).
150 minuti per descrivere i giorni antecedenti all'emendamento che portò all'abolizione della schiavitù e la successiva fine della guerra. Un dramma storico con tutti i crismi del caso: regia classica, attori bravissimi, fotografia patinata, scenografie impeccabili e un minutaggio importante.
Ho dimenticato qualcosa?
Si la sceneggiatura. Ecco perché Lincoln ha una sceneggiatura prevedibile, un binario prestabilito su cui procedere senza particolari guizzi. Insomma una costosissima puntata di History Channel con Daniel Day-Lewis.
Inutile negarlo. Mi sono annoiato e molto. Per certi versi mi ha ricordato J. Edgar di Eastwood.
Spielberg cerca il nuovo capolavoro, ma è vittima della reverenza storica del personaggio e dell'intera vicenda. Sembra quasi affrontare ogni figura storica con religioso rispetto, creando un film di personaggi statici chiusi nella loro caratterizzazione, circondati da altrettante macchiette.
Per carità il cast è notevole, Tommy Lee Jones e David Strathairn sono bravissimi, James Spader sornione irriconoscibile e Daniel Day-Lewis si carica il film sulle spalle. Ma è pura maestria, esibizione di bravura di questi pochi attori, se tutto il resto ci scivola via fra uno sbadiglio e un finale risaputo.

Ci sono due tipi di Biopic. 
Il primo che risponde alla vocazione del "ehi ora ti faccio conoscere una storia bellissima."
Il secondo che invece è più per  "la storia la conosci, ma te la racconto nei dettagli con tanta emozione".

Lincoln è chiaramente il secondo, e allora Steven se tutti noi spettatori sappiamo già che quella cazzo di Schiavitù verrà abolita e che l'emendamento passerà, mi dici perché ti sei giocato tutto su quel singolo momento? E' inutile che mi fai la suspense nella conta dei voti, è inutile che mi fai vedere Lincoln con suo figlio mentre succede, ed è altrettanto inutile che mi fai vedere quella sagoma inespressiva di Joseph Gordon -Levitt con i baffetti che fa finta di essere preoccupato.
Cazzo dammi un'emozione che sia una. Fammi vedere qualcosa che non mi aspetto. E per favore basta fare l'occhiolino a Obama, ce ne siamo accorti tutti di quell'infame battuta che presagisce al presidente di colore. Insomma Steven vincerai qualche Oscar, hai concluso il tuo trittico sulla schiavitù in America (Il Colore Viola, Amistad e Lincoln), hai lavorato con Daniele Day-Lewis, ma di questo film ci dimenticheremo tutti nel giro di poco.

Ora una nota a parte merita il doppiaggio. Io l'ho visto con la voce di Pierfrancesco Favino, voglio credere che da altre parti venga proiettato diversamente. In certi momenti mi son voltato per vedere se effettivamente c'era Favino in sala che doppiava in diretta. Perché dico questo?
Perché è un doppiaggio terribile. In alcune scene ha una voce, in altre cambia di brutto. Prende delle stecche terribili. Ogni tanto urla chee sembra il Libanese (pijamose l'Alabama). Non la capisco questa moda degli attori famosi che doppiano altri attori altrettanto famosi. Guardatelo in lingua originale.



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