Welcome



La Periferia con le sue storie, le idee, i pensieri e le immagini di un luogo dove non succede mai niente.

...inoltre: cinema, fotografia, cultura e altre cose che mi passano per la mente.

lunedì 30 maggio 2011

Periferia XII


















In città è arrivato il cinema, quello con la C maiuscola che viene da Roma con i camion e una troupe di almeno venti persone, girano prevalentemente in campagna e in location inusuali, è un film in cui ripongo molta fiducia. Ho stima per il regista e mi sembra una buona produzione. 
Ci sarò anche io. Sarò là sullo sfondo, una camminata programmata e un finto dialogo con un signore mai visto prima. Sono una comparsa.
Non ho voglia di apparire o mettermi in mostra, lo faccio per quei 76 euro giornalieri e il poter vedere come lavorano su questo set. M'interessa la genesi dell'inquadratura, come lavora il direttore della fotografia, e soprattutto come il regista coordina la troupe. Questi dettagli cambiano sempre, ogni regista lavora a suo modo, ed è interessante capire il suo stile e il suo carattere sul set. 
Fare la comparsa è forse il modo migliore per spiarne uno, si ha tantissimo tempo libero fra  due inquadrature e quello che viene chiesto di fare è alquanto elementare.

Al di là di queste considerazioni, il bello di questo lavoretto extra sono le altre comparse. Per mia fortuna avevano bisogno di un pubblico misto: giovani, adulti e anziani. In questo caso è divertente vedere questi individui, di ogni tipo, catapultati dentro la macchina cinema. 
Per esempio una signora anziana, stupita dall'esperienza, non faceva altro che constatare che eravamo in un film e che tutti ci avrebbero finalmente visto al cinema; in preda all'ansia ha iniziato a chiedere quando sarebbe uscito. Alla fine qualcuno della troupe gli ha risposto: 
Non lo so signora, dipende se va a Venezia. 
I suoi occhi si sono illuminati e mi si è avvicinata dicendo:
Se il film va a Venezia andiamo anche noi, magari sul tappeto rosso. T'immagini che bello?
Ho annuito. Ormai aveva dimenticato di essere una figura sullo sfondo, si sentiva in primo piano davanti la macchina da presa e una delle protagoniste del film.
Con il passare delle ore le comparse si sentono un po' tutte attori e attrici, gli atteggiamenti cambiano e non manca mai lo Stanis della situazione con i suoi sguardi in primo piano. Avere la macchina da presa a due passi, le piccole indicazioni di recitazione e dover improvvisare movimenti naturali rende tutti star per un giorno. 
A tal proposito durante un'inquadratura, il regista ha fermato l'azione perché l'attore protagonista aveva sbagliato una battuta, ed in quel momento la comparsa vicino a me ha detto:
Ma perché l'ha stoppata, eppure l'avevamo fatta alla perfezione stavolta. Non capisco.
Le continue attenzioni dell'aiuto regista nei nostri confronti, gli avevano fatto dimenticare che nel mezzo dell'azione non ci siamo noi ma gli attori, quelli veri, quelli con le battute che stanno in primo piano.
Ma tutto ciò non importa, l'euforia di essere nel film è alta, e non sarò certo io a dirgli che a seconda deli casi potremmo essere completamente sfuocati oppure nel peggiore dei casi direttamente tagliati in sede di montaggio.

Ah, un'ultima cosa che ho imparato in queste situazioni. Quando chiedono se c'è qualcuno che fuma, non alzate mai la mano. Mai. 

venerdì 27 maggio 2011

La moda del Fotoamatore



















La diffusione inarrestabile delle Reflex digitali insieme alla facilità d'uso di Photoshop e il fenomeno Facebook, hanno dato vita a una moda che ormai perdura da qualche anno. Quella del fotografo.
Quanti dei vostri amici hanno comprato una reflex? Dalle mie parti in tanti.
Io ho comprato la mia reflex nell'estate del 2006 (Nikon D50), ormai 5 anni fa, all'epoca non esistevano tutti i modelli di oggi e questa era considerata il modello base per chi voleva lasciare il mondo delle compatte.
Mosso dalla voglia di fotografare, anche io sono diventato un fotoamatore.
Poi è scoppiato il boom, e tutto ad un tratto mi sono ritrovato in una delle categorie più odiose di oggi (dopo i DJ). 
Avete mai fatto parte di una community fotografica web? Sono quei siti dove ci si iscrive, si caricano le proprie foto giornalmente, si commentano quelle degli altri e gli altri commentano le tue. Una cosa agghiacciante. Più si commenta e più si riceve commenti, gli utenti conoscono solamente Henry Cartier Bresson (che francamente ha rotto il cazzo), le foto sono per lo più in bianco e nero, ed è fortemente sconsigliato denigrare le foto brutte. Il fotoamatore dovrebbe rendersi conto della sua condizione di non professionista e smettere di sentirsi in qualche modo un bravo artista solo perché il macellaio di Faenza ha commentato una sua foto dicendo: "bellissima foto, mai vista una mucca così espressiva."
Io suddividerei in quattro categorie i fotoamatori.
  1. L'amante sconclusionato: è generalmente appassionato all'arte fotografica, ha una formazione umanistica e ha letto qualche libro di storia della fotografia. Conosce i fotografi contemporanei e quelli passati. Ha velleità d'artista, e per questo inizia senza mai finire una lunga quantità di progetti fotografici. Non scatta molto e di solito tiene i suoi scatti per se. Chiaramente si sente superiore a tutti gli altri.
  2. Il Tecnico fissato: è colui che se deve comprare un libro di fotografia, compra Manuale di fotografia digitale. Ha soldi da spendere e si vede, infatti cambia la macchina fotografica una volta l'anno e ha un set di obiettivi da far invidia al negozio più vicino. Conosce le tecniche fotografiche più inutili, e si cimenta in mille esperimenti. Quando parla con altri simili, l'argomento è sempre incentrato sull'attrezzatura. Ignora totalmente la fotografia d'arte e la cultura fotografica, si fissa su un genere e come un samurai porta avanti il suo lavoro certosino. Non pensa molto prima di scattare, ma si preoccupa di tutti i dettagli tecnici. Nel peggiore dei casi scatta foto HDR.
  3. L'Esteta alla ricerca di pareri: di solito è un assiduo frequentatore di Flickr e community fotografiche di varia natura. E' una via di mezzo fra i primi due, questa razza di fotoamatori scatta a seconda del caso, principalmente cerca della bellezza nella singola foto. E' molto fissato con le geometrie, la composizione e tutta una serie di regole rigide che per qualche oscuro motivo applica sempre (anche in una scena concitata). Quando nevica esce rigorosamente a scattare, alle feste fa i ritratti degli anziani, in vacanza scatta le foto ai monumenti e persone distanti 100 metri. Le loro foto sono quasi sempre in bianco e nero e ricorrono molto a photoshop per esaltare lo scatto. Non accettano critiche.
  4. Il Modaiolo che fa tendenza: questo tipo di fotoamatore è quello che odio di più. E' colui che si compra la reflex digitale perché ce l'hanno tutti ed improvvisamente fa figo scattare foto. Facebook è il mezzo con cui promuovere le proprie foto. Ti da visibilità, le persone si taggano e commentano. I commenti sono sempre tutti positivi, perché a differenza della community su Facebook nessuno ci capisce un cazzo. Il giovane modaiolo non ha idea di cosa sia fare il fotografo professionista, se ne frega, il suo vero obiettivo è scattare le foto alle feste in discoteca. L'ingaggio come fotografo di un locale è il momento di massima popolarità. Il fotografo della festa è figo, scatta principalmente con il flash sparato a uomini ubriachi e a belle ragazze svestite. E' quello che odio di più ma è l'unico che ha un ritorno reale da questo hobby, cioè rimorchiare. 
Diffidate sempre da chi porta con se una reflex digitale.

mercoledì 25 maggio 2011

Uno Zoo D'Inverno


















La Graphic Novel di Jiro Taniguchi, è grande esempio di fumetto d'autore proveniente dal Sol Levante.
Uno Zoo D'Inverno è un racconto esplicitamente autobiografico in cui l'autore ripercorre un periodo della sua giovinezza nelle vicessitudini del protagonista Hamaguchi, giovane ragazzo di provincia che si trasferisce a Tokyo per lavorare come assistente ad un famoso Mangaka dell'epoca.
Il tratto è tipicamente giapponese, mentre la storia e i dialoghi sono fortemente riconducibili al fumetto Europeo. E' un buon mix, che ha fatto la fortuna di Taniguchi nel mondo, rendendolo molto apprezzato anche da noi.
In Uno Zoo D'Inverno viviamo il difficile cambio di vita di un ragazzo timido e molto riservato, che si trova improvvisamente in una grande metropoli con tutto il suo pot-pourri di persone bizzarre e ritmi frenetici. Ma è anche la scoperta di un amore difficile e sofferto, di quelli che non lasciano speranze e nonostante questo ti occupano la testa giorno e notte. E' abbandonare la provincia, la famiglia e la vita precendente. Infine è il duro lavoro di fare fumetti in Giappone, capire e apprendere cosa succede in uno studio e a che ritmi infernali sono sottoposti i Mangaka e il loro staff.
In una parola: bellissimo.

PS: se volete un approfondimento critico andate qui

domenica 22 maggio 2011

Documentari sul Cinema - terza parte

Tratti da libri.












Il film di Kenneth Bowser, Tratto dall'omonimo libro di Peter Biskind, è uno dei migliori documentari del genere. Racconto quel favoloso periodo della Hollywood degli anni '70, quella che sfornava capolavori su capolavori e che ha portato alla ribalta un'intera generazione di giovani registi che sono tutt'ora al vertice della cinematografia mondiale.
Un documentario sulla New Hollywood, un'epoca che si apre con: Easy Rider e Gangster Story, per poi chiudersi ad inizio anni 80 con Toro Scatenato e i grandi successi di Spielberg e Lucas. Il film è ricco di interviste preziose ed interessanti, condito da video e foto d'epoca. E' bello capire come quel cinema così libero e rivoluzionario si sia poi piegato su stesso per dare origine al moderno cinema americano governato da major e grandi corporation.
Erano gli anni di Scorsese, Coppola, PeckinpahAltman,  e molti altri, gli anni dove libertà e rivoluzione erano alla base di opere fortemente personali e d'autore, in un sistema da sempre rigido e chiuso alle velleità d'artista. Come è stato possibile? Come hanno iniziato tutti questi grandi? Se volete risposta non vi resta che vederlo.




















Tratto dall'omonimo libro di Vito Russo, il documentario di Rob Epstein e Jeffrey Friedman ripercorre senza remore la storia del cinema americano concentrandosi sul tema dell'omosessualità. A partire dal cinema delle origini fino a oggi, il documentario cerca di portare alla luce quei temi, quelle scene e quelle interpretazioni "velate" all'interno del cinema americano dominato dalle rigide regole dello studio system e dal codice Hays.
E' un documentario estremamente interessante, condito da interviste ad attori e registi, che riesce nell'intento di aprire ai nostri occhi una realtà sommersa e nascosta all'interno della cinematografia statunitense.
Raccomandato fortemente.

giovedì 19 maggio 2011

Un corto animato contro la privatizzazione dell'acqua















Veramente un piccolo capolavoro questo corto d'animazione.
PS: E' importante ricordare cosa è successo in Bolivia agli inizi degli anni 2000 -> qui l'articolo e qui il video documentario.

martedì 17 maggio 2011

Periferia XI

Dire una bugia è semplice. T'invitano ad una festa e ti dai per malato. Ti dimentichi un appuntamento e t'inventi una scusa. Esci con l'amante e racconti di esser uscito con un vecchio amico. Le bugie sono da dilettanti meschini. Invece sparar cazzate è tutt'altra storia.

Un'arte di periferia. L'arte di raccontarla sempre più grande degli altri, riuscire ad incantare la tua platea con una cazzata di proporzioni bibliche ed è esser pronto a difenderla a spada tratta senza indietreggiare mai neanche di fronte all'evidenza. Alle strette e in un angolo senza via di uscita il vero artista si gioca la sua migliore carta: il giuramento sulla mamma. Quando uno giura sulla mamma non gli puoi dire un cazzo.
Ne ho conosciuti tanti, bazzicano i bar e si attaccano ai vari gruppi di amici. Non c'è un profilo preciso di questo individuo. Ho incontrato nerd, drogati, immigrati, operai e studenti; in genere sono tranquilli e mai violenti, non ti ammazzano di botte ma ti ammazzano di discorsi. La loro presa è totale, incapaci di ascoltare sanno solo raccontare le loro peripezie e le loro vicissitudini. Se la folla è presa da altro la conquistano a forza di notizie incredibili.  
Ammiro il loro menefreghismo di fronte all'incredulità generale e le successive prese per il culo, senza dimenticare il conseguente passaparola a macchia d'olio sull'intero tessuto cittadino. Ma loro vanno avanti senza paura e continuano a cantare le loro gesta. 
Fra le tante mi piace ricordarne alcune:
(W. sta per watanabe)

quello del finesettimana rock
M. - Questo fine settimana suono a Berlino di fronte a centomila spettatori.
W. - Ma non dovevi fare una cena, invitarci tutti e cucinare il pesce fresco?
M. - Si ma ho ricevuto questo ingaggio, non potevo dire di no. 
... (cinque giorni dopo)
W. - Allora com'è andato il finesettimana?
M. - Benissimo, sono stato a Vienna da una mia amica, mi son visto la città etcetc...
W. - Ma non dovevi suonare a Berlino?
M. - Berlino? Ahhh no, concerto saltato allora sono andato a Vienna.

l'operaio che vuole il lusso
S. - Ehi vuoi venire in Thailandia in vacanza? Tutto pagato, si va in villa da un mio amico e stiamo là un mese senza problemi. 
...
S. - Questa estate vado con il mio capo in America, facciamo il coast to coast con un macchinone e poi ci fermiamo a Los Angeles in una villa sulla spiaggia. Feste e belle fighe.
...
W. - Cavolo vai a paletta con questo WagonR, sarà il caso di rallentare. Qui ci si ribalta.
S. - No stai tranquillo, va forte la macchina perché ho cambiato la centralina. L'ho fatta fare a un mio amico meccanico e viaggia come una scheggia. Ora però sto mettendo i soldi da parte, perché voglio comprarmi una Lotus decappottabile.
W. - Ah torna tutto.

per lui l'importante è partire
C. - Spero che l'Uruguay arrivi in finale di Coppa del Mondo.
W. - Perchè? Non ti ho mai visto appassionato di calcio.
C. - Si, ma ho grande simpatia per Uruguay e Paraguay. Il prossimo anno parto e vado là, sto via un mese. Sai quanto l'ho pagato il biglietto?
W. - Boh, poco penso se parti fra 5 mesi.
C. - 200 euro. Incredibile. Ma sai che dovevo partire questo gennaio. Avevo comprato i biglietti per Roma - Parigi - Montevideo, partenza 7 gennaio costo 200 euro. L'ho comprati senza pensarci, stavo quasi per partire quando ho scoperto che li avevo comprati per il 7 gennaio 2012. 
W. - Ah.
C. Che poi io quando parto, vado senza pensare, sparisco per dei mesi. Una volta sono andato in Marocco, mi sono fermato là per talmente tanto tempo che in Italia mi hanno cercato a Chi l'ha Visto.

lui che ha amici importanti
M. - Oh ma lo sai che a fine anni 80' suonavo con un gruppo, e una sera a cena eravamo: io, il batterista, un nostro amico e Nico dei Velvet Underground. Siamo diventati grandi amici.
...
M. - Te l'ho mai detto che Celentano e mio padre erano grandi amici? Andavano a scopare insieme quando erano giovani. Io ero piccolo e me li ricordo fatti sul divano insieme con qualche donna nuda nel mezzo.
...
M. - A Milano l'altra settimana ero con Morgan, eravamo al Pub tutti e due distrutti, eravamo stesi sul tavolino. Lui è un grande mi ha fatto sentire il nuovo pezzo, vedrai...

domenica 15 maggio 2011

Documentari sul Cinema - seconda parte

Due documentari firmati da Martin Scorsese.



















Praticamente introvabile sul mercato italiano, si può reperire all'estero o sulla rete. In questo film Scorsese racconta i film che ha imparato a conoscere ed amare negli anni della sua giovinezza; film che spopolavano nel suo quartiere Italo-Americano di New York e che facevano grande il cinema nostrano.
Scorsese inizia a raccontare la sua personale visione del cinema italiano a partire dal Neorealismo e Roma Città Aperta, passando per De Sica e Visconti fino al cinema di Fellini e Antonioni.
E' un documentario abbastanza accademico, che coincide con molto di quello che si può leggere su un qualsiasi manuale di storia del cinema. In ogni caso è bello sentire le impressioni e i commenti di Scorsese su questi capolavori.



















Martin Scorsese questa volta racconta il suo cinema, quello di Hollywood dagli anni del muto fino all'alba degli anni '70. E' un film che ho visto almeno 5 volte, e che mi sento di raccomandare come uno dei migliori documentari nel suo genere. Scorsese alterna film conosciuti a piccoli capolavori sepolti nell'infinita storia del cinema americano. Se vi piace il cinema classico e l'epoca dello studio system è sicuramente uno documentario da non perdere, nonostante la lunga durata alla fine probabilmente ne vorrete ancora.



















L'ultimo film di Ciprì e Maresco in coppia è un documentario dedicato alla figura Franco e Ciccio. La famosa coppia di attori partiti dalla Sicilia alla conquista del cinema Italiano. Se non avete mai visto un film di Franco e Ciccio lasciate stare, è un film per chi nel bene o nel male ha sempre apprezzato questa stramba coppia di comici che imperversavano in tantissime parodie di film ben più blasonati.
E' anche l'ennesimo atto d'amore verso una regione, la Sicilia, tanto cara ai due registi e teatro di una comicità popolare, mai volgare e ammiccante come quelle dei cinepanettoni di oggi, che ha fatto ridere milioni di italiani tra gli anni sessanta e la metà degli anni settanta.

venerdì 13 maggio 2011

Documentari sul Cinema - prima parte

E' un genere che mi ha sempre affascinato. 
Sono un grande curioso della storia del cinema, e adoro sapere come si sono svolte le riprese o i piccoli aneddoti di un film, allo stesso tempo trovo interessante quando un regista racconta della sua esperienza o critica il lavoro degli altri. 
Questi fondamentalmente sono i motivi che mi portano a cercare sempre nuovi documentari sulla settima arte. Prediligo quelli d'autore che cercano di raccontare qualcosa e non i semplici extra dei dvd assemblati in fretta e furia. In questo e in altri post cercherò di recensire alcuni fra quelli che ho visto.



















E' un documentario che ripercorre la vita del grande Stanley, dall'infanzia fino a Eyes Wide Shut. Paradossalmente è un'opera noiosa, che ripercorre la vita di uno dei più grandi registi del cinema con una reverenza e una ripetitività disarmante. Il documentario è scandito dalle varie produzioni dei film, e per ogni nuovo progetto non si fa che parlare di quanto Kubrick fosse maniacale e avanti con i tempi, bizzarro nei suoi modi e gran lavoratore sul set. Una volta apprese queste cose potete anche spegnere.
Il problema di Stanley Kubrick - A life in Picture a mio avviso sta a monte dell'operazione. In primis è chiaramente un documentario commissionato dalla Warner Bros da mettere in un futuro cofanetto. In secondo luogo il regista Jan Harlan è cognato ed ex produttore di Stanley e questa vicinanza al regista scomparso si fa sentire, Harlan non osa mai e ne tanto meno affronta il materiale con un piglio critico da reporter, si limita a raccontare quello che è scritto su tutti i libri farcito di qualche commento dei suoi ex collaboratori.
Più che un'opera a se stante è da considerare come un extra di un dvd.
















Come si fa a non esser curiosi di vedere il documentario sulla lavorazione di uno dei più grandi film di sempre? Impossibile. Per i cinefili e gli amanti di Apocalypse Now una visione obbligata. Il documentario è stato realizzato mettendo insieme il materiale girato dalla moglie di Francis, Eleanor Coppola, durante le riprese del film e con numerosi estratti audio registrati all'epoca. Quello che ne emerge è il dietro le quinte di una delle più grandi imprese cinematografiche di sempre.
E' come se durante il rinascimento avessimo avuto l'opportunità di stare vicino a Michelangelo mentre lavorava alla Cappella Sistina. Avremmo visto le preoccupazioni, le difficoltà, la pazzia e i disastri di un artista alle prese con un'opera più grande di lui. Hearths of Darkness è proprio questo: una piccola finestra sul set più incredibile della storia del cinema e un regista alle prese con un film impossibile. 
Quando guardate questo documentario non potrete fare altro che chiedervi:
Io avrei mollato? Come ha potuto portare in fondo un film del genere? Come può essere ancora sano di mente?
Quando la troupe festeggia il 200esimo giorno di riprese ho capito che ormai era il destino a guidare questo film verso il capolavoro assoluto. Non perdetelo sopratutto se volete girare un film.

martedì 10 maggio 2011

Drive by Nicolas Winding Refn

Grazie a Evil Monkey per aver scovato questo video. 2 minuti del nuovo film di Nicolas Winding Refn.
Tenetevi forte. Preparatevi ad imprecare una volta finito il tempo.




Se non sapete chi è N.W. Refn dovete immediatamente recuperare.
La trilogia di Pusher, Bronson e l'immenso Valhalla Rising sono un'ottima base per glorificare il nuovo guru del cinema danese.

Un vodka tonic a chi mi dice la canzone.

domenica 8 maggio 2011

Hector Humbra












Non conoscevo Uli Oesterle e nemmeno la sua graphic novel Hector Humbra.
Era li sullo scaffale in attesa di esser letta, sono passati quasi quindici giorni e ieri notte complice il poco sonno l'ho iniziata. Un'ora dopo l'avevo finita.
Non sono un esperto di fumetti, e non so dare un giudizio da vero critico, da lettore invece non posso che notare la freschezza e l'originalità di una storia dal sapore vagamente anni '80. Hector Humbra parte come una qualsiasi graphic novel d'autore per poi sterzare ferocemente verso una trama a metà fra Essi Vivono e Trainspotting, ricca di invenzioni visive e personaggi memorabili. Su tutti il grande DJ Osaka Best, appassionato del vinile fuori e insaziabile donnaiolo dentro, una sorta di Mozart contemporaneo.

Hector Humbra sembra scritta dopo un trip allucinatorio colossale, in una di quelle mattine dove la testa non ti da pace e non vedi l'ora di riprendere possesso delle azioni motorie. E' uno spaccato di una Monaco in preda al delirio e all'alcool, dove i pazzi conoscono il mondo reale e i giovani vivono solo nell'assordante discoteca di turno.
Se potete non perdete questa bellissima graphic novel.

giovedì 5 maggio 2011

Periferia X














E' arrivato il caldo primaverile. Sono i giorni degli alberi in fiore, la vegetazione rigogliosa e l'aria piena di odori piacevoli. Poche zanzare, diverse api e molti altri insetti nei dintorni di casa.
Sono tanti i motivi per cui mi piace questo periodo dell'anno, fra tutti uno in particolare: non devo più subire il freddo nel consueto ritrovo serale.

Esco, come tutte le sere, per andare in città ad incontrare quella parte di amici che non ha mai voglia di passare la sera in casa. Ci troviamo sempre allo stesso bar in centro. Alle volte sfioriamo il ridicolo con la nostra grigia persistenza in quel posto, anche quando non c'è nessuno, quando piove e fa freddo, in tutte quelle sere infrasettimanali dove ti guardi negli occhi e dici: ma che faranno tutti gli altri abitanti della città?
La risposta la sappiamo tutti. 
Ma ora è caldo, è diverso, fuori si sta bene e in casa si sta male. Una sorta di scusa aggiunta per ritrovarci li, ad un tavolino a passare qualche ora a fare quello che sappiamo fare meglio: parlare, bere e fumare.
C'è la fissata che non si fa mai mancare il gin tonic rigorosamente con il Bombay, lui classico si beve la sua birra media, l'alternativa preferisce il Martini con ghiaccio, lo stanco prende un amaro, l'apatica uno spritz, l'alcolista uno shot di vodka e l'elegante sorseggia il suo whisky di marca. Io opto per la bevuta standard da bar: un caffè con bicchiere d'acqua.

Queste abitudini sono rassicuranti, una sorta di coperta di Linus. Non ho sentito nessuno, so che ci ritroveremo lì dopo le nove, il barista ormai mi conosce, c'è sempre la Gazzetta o Repubblica da leggere nei momenti di noia, prenderò un caffè e verso mezzanotte me ne andrò a casa. Così deve essere per gli altri. Forse è anche uno dei motivi per cui tutte le volte che dobbiamo andare in qualche posto ci mettiamo una vita a partire. 

Siamo maledettamente abitudinari e forse pigri, però guardando i miei amici al tavolino non posso che constatare un atteggiamento completamente diverso per quanto riguarda le relazioni sentimentali. Di anno in anno cambia tutto, si mischiano all'inverosimile, fino a creare una costellazione di ex relazioni dove tutti sono stati con tutti.
La fissata del gin tonic è stata dieci anni con il classico da birra media. Lui che beve un amaro frequentava  l'apatica dallo spritz facile. L'ubriaco ha sempre avuto una predilezione per l'alternativa, ma lei non ne ha mai voluto sapere e si porta dietro una relazione burrascosa con quello che beve l'amaro. Ora c'è stato un piccolo terremoto, l'amaro ha conquistato la ragazza gin tonic (ancora rigorosamente Bombay), mentre l'amante della birra e l'apatica si sono scoperti innamorati. Intanto l'alternativa presa da nuova energia vitale si litiga l'elegante con la giovanissima dell'ultimo minuto. E così via... Fra sei mesi magari cambierà tutto di nuovo.

Ho finito il caffè e ora mi accendo una sigaretta, forse la migliore di tutta la giornata. Non parlo, ascolto e me la gusto in silenzio. Arriva una ventata fredda, quasi a farmi rimpiangere la sciarpa ed un cappotto pesante. Ne arrivano altre. E' ufficiale si è alzato il vento. La sigaretta finisce. Il freddo mi pervade e la mia voglia di rimanere scende drasticamente, ed è un bene perché domani mi devo alzare presto. Saluto.

In attesa di una svolta nelle nostre vite, ci rivedremo lì anche stasera e questo mi rende per certi versi tranquillo. Buon giovedì sera a tutti.


domenica 1 maggio 2011

Instax mini - istantanea al tempo del digitale II

Dopo il post sulle Fuji Instax e precisamente sulla Mini 7s faccio un appunto sulle foto.

Ormai la fotografia è dominata dal digitale. Chiunque ha una macchinetta digitale e sempre più persone hanno una reflex digitale. Il concetto di analogico è quasi sparito, e quello di fotografia istantanea è completamente dimenticato.
Un esempio di Instax mini:



















Ho scattato questa foto ad un matrimonio di un'amica. E' una foto a cui mi sono affezionato fin da subito. Lei in questa posa e lui impettito con il bouquet, sembra un foto di 40anni fa.
Quando scattate una instax (cosi come una polaroid) quella piccola foto che esce fuori è un esemplare unico e irriproducibile. Non c'è un negativo digitale, ne tanto meno un negativo analogico, c'è solo quella piccola istantanea. L'unica cosa che potete fare è scannerizzarla.
La foto qui sopra è chiaramente scannerizzata ed è quello che mi rimane. L'originale l'ho donata agli sposi.
(sarebbe stato sgarbato non dargliela... però ci ho pensato).

Le piccole instax sono meravigliose da scattare e da vedere, però è sempre una guerra per tenersi la foto. Scatti una foto ad un amico e lui penserà subito che gliela regalerai. Nel momento in cui gli dirai: no me la tengo! Lui ci rimarrà male e ribatterà: te la pago. E alla fine sconsolato dirà: Ma come faccio ad averne una copia? La metti su facebook?
Io stesso quando ho regalato la mia istantanea agli sposini, gli ho detto se mi mandavano una copia digitale.
E' difficile oggi prendere atto che potresti non avere mai un copia di una foto che ti hanno scattato.

Alle volte mi trovo a dover fare due volte uno scatto simile, così una la regalo e una me la tengo. In altri casi devo rifiutare i soldi (come se fosse un problema di soldi). In altri sfinito dall'insistenza e alla luce di uno scatto mediocre me ne libero. 
Vi sfido a provare.

L'istantanea non è riproducibile nell'era del riproducibile!